È passato un anno.
Un anno da quando ci ha lasciati la dottoressa Elizabeth Tarira, direttore sanitario del Saint Albert, il piccolo ospedale nella savana dello Zimbabwe in cui Cesvi ha iniziato a lavorare nel 2001.
Un anno in cui abbiamo continuato a impegnarci con una forza ancora maggiore nella lotta quotidiana contro l’AIDS in Africa. Per fare in modo che sempre più bambini nascano sani da madri sieropositive, per consentire l’accesso ai farmaci antiretrovirali anche nelle zone più sperdute e soprattutto per diffondere la conoscenza di questa malattia e dei modi per prevenirla.
Elizabeth Tarira era un gigante, una leonessa, un eroe. In questi giorni la ricordiamo con nostalgia e con noi tutti quelli che le hanno voluto bene, a partire dal Trio Medusa. Gabriele, Furio e Giorgio stanno onorando, con la loro energia inesauribile, la promessa di sostenere Cesvi nelle sue sfide di oggi e di domani in Zimbabwe.
La ricorda anche Safina, la prima donna sieropositiva coinvolta nel protocollo di cura introdotto dal Cesvi in Zimbabwe più di 10 anni fa. Il suo gesto coraggioso ha permesso a Takunda, che oggi ha 12 anni, di nascere libero dall’AIDS.
Proprio oggi Safina ci ha scritto: “Tutto procede bene all’ospedale Saint Albert, in memoria di Elizabeth, che è stata una madre per tutti noi. Sono fiera di essere diventata un’infermiera professionista grazie al vostro aiuto. Lavoro nel reparto femminile, che è strettamente connesso al reparto pediatrico”.
E aggiunge poi la notizia più bella: “Tre mesi fa ho dato a Takunda una sorellina, Philomena. Lui è impazzito di gioia!”.
E lo siamo anche noi, come lo sarebbe stata Elizabeth, “la mamma del cuore”, come l’ha definita Safina.
Nella foto: Triennale di Milano, 14 giugno 2006. Elizabeth Tarira apre il suo intervento al convegno “Donne d’Africa” ballando.