Il G7 di Taormina, che ha inizio oggi, preoccupa la società civile, perché sfide globali come quelle poste dalla mobilità umana, da un pianeta sempre più fragile, dalla povertà e dalla diseguaglianza sembrano essere state messe da parte dai sette grandi.
22 morti a Manchester. 34 a Lampedusa. La lista delle vittime di un mondo violento e ingiusto si allunga. Davvero vogliamo che il G7 di Taormina sia ricordato come un Summit incapace di riconoscere e affrontare le sfide del mondo attuale? Non c’è tempo per rimandare le questioni cruciali che attraversano la nostra epoca.
Occorrono risposte efficaci. La Presidenza italiana ha il dovere di ricordare agli altri Paesi del G7 la responsabilità di raggiungere gli obiettivi definitivi nell’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile, sottoscritta nel 2015 a livello internazionale da ben 200 stati; occorre accelerare la realizzazione degli Accordi di Parigi sul clima; occorre affrontare tempestivamente le carestie che mettono a rischio decine di milioni di vite e allo stesso tempo lavorare perché si superi la cronica insicurezza alimentare che colpisce i più poveri e i più vulnerabili; occorre riconoscere che la mobilità umana è un fenomeno che esiste e non può essere ignorato o bloccato con facili soluzioni che non tengono conto dei diritti e della dignità della persona umana, ma che deve essere compreso e gestito.
Trascurare tutto questo vuol dire mettere il mondo, e quindi anche la nostra stessa situazione, in una condizione ancora più fragile. Un mondo di pace è un mondo più giusto. Riconoscere questo è un atto di semplice realismo.
“La povertà non è un fenomeno naturale e ineluttabile, ma è il frutto di scelte sbagliate fatte dalle nostre società e dalle nostre politiche. La povertà può essere affrontata e risolta solo se c’è la volontà di farlo” dice Massimo Pallottino, coportavoce della Coalizione italiana contro la povertà (GCAP Italia).
Quelli che hanno bisogno di un cambiamento urgente sono quelli che hanno meno occasioni e risorse per far sentire la propria voce. Per questo come società civile abbiamo portato a Taormina sette testimoni del Sud, per dare spazio alle storie ed esperienze di quella parte enorme di mondo che sembra essere silenziata dalle politiche internazionali.
“Siamo estremamente preoccupati che il G7 di Taormina sia non solo un’opportunità mancata, ma una vera e propria pagina nera nella ricerca di soluzioni collettive ai problemi dell’umanità e del pianeta” dichiarano i portavoce di GCAP Italia. L’inazione ha un impatto su milioni di persone. Non permettiamo che un contesto internazionale incerto sia la causa dell’incremento della povertà e delle disuguaglianze.
Photo credits: Paolo Chiovino, ActionAid Italia
Il 25 maggio la società civile ha lanciato il suo urlo dalla spiaggia dei Giardini Naxos: #G7 #aprileorecchie!