Vincent, un bambino sulla “strada di casa”

Foto di Vincent nella Casa del Sorriso di Harare, Zimbabwe. Fotografia di Roger Lo Guarro.

57, Livingstone Avenue, Harare: sembra un indirizzo come tanti, ma non lo è… Per centinaia di bambini che non hanno più una famiglia e che dormono sulla strada, il numero 57 di Livingstone Avenue rappresenta l’unico luogo dove trovare affetto, protezione, aiuto concreto. Un piccolo punto, sulla mappa di una città che conta un milione e mezzo di abitanti, da raggiungere ogni mattina percorrendo chilometri sotto il sole, per incontrare un’opportunità di salvezza e riscatto che può cambiare la vita.

Questa mattina, abbastanza sul presto, ho visto anche Vincent, dall’incrocio con la settima strada. Tutto vestito di nero, camminando sulle sue ciabatte, è entrato nella Casa del Sorriso ed è corso subito a farsi una doccia e a lavare i propri vestiti, per metterli poi ad asciugare. Al momento della colazione, un paio di ore dopo, faceva veramente sorridere: aveva sostituito la sua maglietta con un largo maglioncino beige e si era legato una felpa alla vita al posto dei pantaloncini!

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Vincent ha 13 anni e da circa un anno vive sulla strada. Non conosco molto del suo passato: so solo che è arrivato ad Harare spinto da un amico di nome Simbarashe. Entrambi immaginavano che la vita di strada sarebbe stata bella ed entusiasmante, ma la realtà si è rivelata subito molto diversa, soprattutto per Vincent: già la prima notte è stato derubato di tutti i vestiti; dormendo sul pavimento nei pressi di un negozio, ha fin dall’inizio patito il freddo e la fame… Quando poi ha cominciato a vivere con altri bambini sono iniziate le lotte e i litigi, soprattutto con altri gruppi, e insieme alle pietre e ai coltelli è arrivata anche molta paura. Vincent, inoltre, ha trascorso molte giornate cercando cibo nei cassonetti della spazzatura e chiedendo l’elemosina, qualcosa per cui – dice – “ci vuole quel coraggio che a volte solo l’alcool e le droghe possono dare“.

Se tornassi indietro qualcosa certamente cambierei della mia vita” – mi racconta, mentre all’ora di pranzo mangia velocemente la sua sadza con le verdure (un piatto “tipico” dello Zimbabwe molto simile alla nostra polenta). “Mi occuperei della mia educazione, come qui alla Casa del Sorriso dove imparo tante cose, soprattutto l’inglese. La vita sulla strada non la consiglierei a nessuno: i bambini devono stare a casa“.

Alla Casa del Sorriso, grazie all’aiuto del Cesvi e di Margaret, l’operatrice sociale che per lui “è come una mamma“, Vincent ha tutto ciò che gli serve per vivere sta iniziando un percorso che porterà all’individuazione della sua famiglia e al reinserimento nella società. Come il suo amico Simbarashe che, a distanza di tempo, non vive più sulla strada, arriverà anche per Vincent, un giorno, il momento di avviarsi sulla “via di casa”.

Testo di: Matteo Manara.
In Foto: Vincent. Ph. Roger Lo Guarro.