di Silvia Longatti, staff Cesvi in Albania
Zavalan è un villaggio del Comune di Frasher, nel sud dell’Albania. Si trova all’interno del Parco Nazionale di Bredhi i Hotoves-Dangelli, la più estesa area protetta albanese, istituita nel 2008 a pochi chilometri da Përmet. Immerso nel verde e contornato da splendide montagne, trovandosi a più di 1.000 metri di altitudine offre la neve d’inverno e il fresco d’estate: una meta perfetta, insomma, per una gita fuori porta.
Non è però certo il paradiso per le circa 20 famiglie (un centinaio di persone) che ci vivono stabilmente. Oltre a tutte le difficoltà legate alla zona rurale remota, il principale problema è la ridotta capacità del servizio di fornitura di energia elettrica, che arriva attraverso un sistema di cavi dal villaggio di Frasher, distante 4 kilometri. La corrente raggiunge Zavalan con una potenza che non supera i 110 kilowatt: è possibile usufruire della luce elettrica solo nelle ore serali, ma non si può contemporaneamente disporre anche di un frigorifero, della TV, di una lavatrice.
Sono più di 10 anni che gli abitanti e il Comune cercano una soluzione, ma la mancanza di fondi ha sempre impedito qualsiasi intervento. Ecco quindi che, non appena è stato possibile alle Municipalità del distretto di Përmet presentare interventi comunitari che, se approvati, avrebbero ricevuto un finanziamento nell’ambito del progetto Buke, Kripe dhe Zemer (Pane, sale e cuore) di VIS e Cesvi, il Comune di Frasher ha sottoposto l’idea al Comitato di Gestione dei Fondi. E quest’ultimo ha ritenuto prioritario cominciare a finanziare, tra gli altri, anche questo progetto.
Un nuovo trasformatore per il villaggio di Zavalan è stato già acquistato da Cesvi: non appena si avrà lo scioglimento della neve, previsto per i primi di marzo, potrà essere installato e fornire finalmente energia elettrica a una potenza di 220 kilowatt. Del trasporto del trasformatore, da Tirana a Zavalan, si è occupata la comunità, mentre l’installazione è già stata presa in incarico dal direttore dell’uffiico locale per l’energia elettrica, che al momento opportuno invierà ingegneri e manodopera competente.
Kutal invece è un villaggio situato lungo la valle del fiume Vjosa, distante pochi chilometri da Përmet, nel Comune di Piskove. Qui il problema non è la luce, ma l’acqua. Acqua trasportata nelle case da un sistema idrico vecchio ormai di 20 anni, inadeguato alle esigenze delle circa 90 famiglie (500 persone) che attualmente vivono nel villaggio.
Non tutte le abitazioni sono collegate alla rete idrica. Alcuni di coloro che ne erano sprovvisti, hanno cercato di risolvere il problema da sé, collegandosi all’acquedotto in maniera abusiva e sottraendo così le già scarse risorse anche ai legittimi fruitori del servizio comunale.
La situazione si era spinta a un livello inaccettabile, tanto che già dal 2012, il Comune aveva provveduto a predisporre un progetto di adeguamento del sistema, prevedendo lavori di scavo per collegare alla rete le abitazioni che ancora non usufruivano del servizio. Ma ancora una volta, il problema era la mancanza di fondi sufficienti a realizzare l’intera opera. Il Comune ha potuto infatti solo iniziare a lavorare sul sistema delle acque nere. Per poter acquistare tutti i materiali necessari e per pagare gli operai si è dovuta aspettare la notizia che anche il progetto di riabilitazione dell’acquedotto di Kutal era stato approvato dal Comitato di Gestione dei Fondi.
E così, da fine dicembre, il progetto ha avuto inizio con un importante contributo monetario anche da parte della Municipalità stessa.
Tutti i progetti approvati tanto a nord dell’Albania per quanto riguarda il VIS, quanto a sud per il Cesvi, sono caratterizzati proprio da questo elemento: la contribuzione/co-partecipazione da parte dei beneficiari stessi. Che siano apporti monetari, forniture di manodopera o servizi, si tratta di un approccio dagli importanti risvolti positivi sul progetto, perché coinvolge in maniera diretta i beneficiari che non ricevono passivamente un aiuto, ma diventano responsabili della sostenibilità operativa e finanziaria degli interventi.
La stessa responsabilità e partecipazione Cesvi l’ha ricercata nei candidati a frequentare il primo dei tre corsi professionali organizzati nel quadro di Buke, Kripe dhe Zemer: il corso per cuochi in cucina tradizionale, che si terrà nella vicina Girocastro con un insegnante messo a disposizione dal Ministero del Benessere Sociale e della Gioventù. Nessuna diaria verrà fornita ai partecipanti, i quali al contrario hanno dovuto dimostrare il loro sincero interesse, dichiarandosi disponibili a pagare una simbolica quota d’iscrizione (tranne chi è in possesso di registrazione all’ufficio di disoccupazione) direttamente al Ministero. Chi supererà il test finale, riceverà un certificato rilasciato dal dicastero stesso.
Tanti auguri dunque ai primi 15 selezionati, che a breve cominceranno il training.