L’Etiopia, situata nel Corno d’Africa, è uno dei Paesi più popolosi del continente africano, con oltre 100 milioni di abitanti. È afflitta da innumerevoli problemi che rendono critiche le condizioni di vita della popolazione locale, dalla povertà all’insicurezza alimentare, a cui si aggiungono le difficili condizioni climatiche e ambientali, dovute ai continui shock.
Il continuo susseguirsi di conflitti nelle zone limitrofe spinge inoltre molte persone a spostarsi e trovare rifugio in Etiopia nella speranza di migliorare le proprie condizioni di vita. L’Etiopia è il secondo Paese in Africa per numero di rifugiati registrati regolarmente: 744.143 (UNHCR, gennaio 2020). A questi si aggiungono quasi due milioni di sfollati interni (Internally Displaced People, IDPs) che si spostano a causa dell’emergenza climatica o di conflitti interetnici. La situazione è destinata a peggiorare, anche a causa del recente violento conflitto interno, provocato delle forti tensioni tra il governo centrale e la regione del Tigray.
Per supportare le numerosissime famiglie rifugiate Cesvi, insieme a Helvetas, partner di Alliance2015, hanno attivato il progetto W.E.A.L.T.H.S.: Integrated Services in WASH, Environment and Livelihood sectors in Tigray – Hitsas and Shimelba Refugees Camps and Neighboring Communities, co-finanziato da AICS (Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo), finalizzato a migliorare le condizioni di vita e la resilienza dei rifugiati dei campi e delle vicine comunità ospitanti, attraverso la costruzione di pozzi e altri sistemi di raccolta dell’acqua e latrine. Inoltre, ha offerto corsi di formazione e strumenti (fornelli, stufette e attrezzature da lavoro), affinché potessero trovare un impiego, che permettesse loro di ottenere, finalmente, stabilità economica.
Negli ultimi mesi, per far fronte all’emergenza sanitaria causata dal Covid-19, Cesvi e Helvetas, hanno deciso di destinare parte dei fondi del progetto W.E.A.L.T.H.S., per la creazione di una task force umanitaria e per una campagna di sensibilizzazione volta a educare la popolazione sulle corrette pratiche di igiene personale per ridurre la diffusione del virus. Sono stati donati, inoltre, presidi sanitari quali mascherine, bombole per l’ossigeno, sapone e gel igienizzante.
Tra i beneficiari del progetto di Cesvi e Helvetas, di cui il 40% sono donne, c’è Letay che ha 51 anni ed è mamma di quattro figli. Con loro ha lasciato il suo Paese d’origine per trovare rifugio in Etiopia, dopo il divorzio dal marito che la tradiva e non supportava economicamente la famiglia.
Grazie al progetto, ha ricevuto una formazione tecnica insieme ad altri 8 rifugiati e membri della comunità ospitante, sui metodi di costruzione di stufe. A questo corso, si è aggiunta una formazione sullo sviluppo aziendale per migliorare le conoscenze finanziarie e di mercato. Dopo aver completato il corso di formazione, le è stato fornito il materiale per costruire le stufe.
A tre mesi dall’avvio dell’attività, Letay è riuscita a diventare autosufficiente da un punto di vista economico “Ho portato alcuni esemplari di stufe nel mio quartiere per mostrarle agli altri abitanti e molti erano ansiosi di acquistarle. Sono riuscita a venderli tutti.”
Birikti invece vive nel Tigray da diversi anni, insieme ai suoi figli e gestisce un piccolo bar in casa sua. È una madre sola con quattro figli, scappata dalla sua città di origine per rifugiarsi da un marito violento. Il bar di Birikti è in pessime condizioni quando incontra Cesvi e Helvetas che la sostengono attraverso una formazione per migliorare le proprie conoscenze finanziarie e di pianificazione aziendale. Insieme agli altri beneficiari ha ricevuto arredida cucina come frigoriferi, sedie e tavoli da pranzo, e prodotti alimentari per rendere più efficiente e fruibile la propria attività. Birikti è orgogliosa di quanto ha raggiunto: “Sono una donna forte, ma non ho mai avuto nessuno che mi aiutasse o mi incoraggiasse. Ora, grazie al supporto di Cesvi e Helvetas sono molto fiduciosa e posso guardare al futuro con speranza”.
Birikti vorrebbe comprare un lotto di terra, su cui aprire un negozio tutto suo: “Voglio dare il meglio di me stessa e sostenere la mia famiglia, voglio aiutare gli altri e rendere orgogliosi i miei figli”.