I Minori Stranieri Non Accompagnati (MSNA) presenti oggi in Italia sono 18.491. Con il 43,1% delle presenze sul territorio, la Sicilia risulta essere la prima regione di accoglienza. A causa della loro condizione di solitudine e abbandono, i MSNA rappresentano uno dei gruppi più vulnerabili interessati dal fenomeno migratorio. L’impegno di Cesvi nei confronti del supporto all’autonomia socio-economica di MSNA si è consolidato nel 2017 con il progetto nazionale Strada Facendo (2017-2020). Strada Facendo è finanziato da 9 Fondazioni Italiane nell’ambito del programma europeo “Never Alone. Per un domani possibile”: Fondazione Cariplo, Compagnia di San Paolo, Fondazione CON IL SUD, Enel Cuore, Fondazione Cassa di Risparmio di Torino, Fondazione Cassa di Risparmio di Cuneo, Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo, Fondazione Monte dei Paschi di Siena e Fondazione Peppino Vismara.
di Nicoletta Ianniello
L’Aqua Beach Resort di Pachino è affollato di turisti provenienti dall’Italia e da tutto il mondo. Siamo a fine luglio, in pienissima stagione, e ad accoglierci è il sorriso di Ibrahim, 19 anni ancora da compiere, liberiano.
Ibrahim lavora in questo lido come addetto all’accoglienza e alle prenotazioni, e talvolta come barista, dall’estate scorsa. Ha cominciato come tirocinante nell’ambito del progetto “Strada Facendo” di Cesvi ed è stato riconfermato anche per la stagione 2018 mediante una proroga del tirocinio.
Nel frattempo, nel periodo invernale, si è dato da fare per ottenere il certificato A2 di lingua italiana e il diploma di terza media.
“Sono arrivato in Italia nell’aprile del 2016” – spiega in perfetto italiano – “le mie condizioni erano gravi e mi hanno ricoverato prima all’ospedale di Lentini e poi a Catania, dove sono stato operato. Avevo un’emorragia in corso: in Libia mi hanno sparato alla gamba destra mentre fuggivo di prigione insieme a un gruppo di detenuti. Era la seconda volta che venivo rinchiuso da una gang molto pericolosa che in Libia rapisce gli immigrati a scopo di estorsione, gli Asma Boys”.
“Mi sono salvato perché mi hanno creduto morto: un uomo che si stava recando alla moschea mi ha trovato a terra dopo molte ore, all’alba, e mi ha portato all’ospedale di Zawiya, ma lì non c’erano mezzi per curarmi” – continua – “Ho avvisato telefonicamente alcuni amici che hanno deciso di contattare un trafficante per farmi partire per l’Italia, la mia unica speranza di salvezza”.
“L’Italia mi ha permesso di rinascere quando ormai mi credevo morto e per questo non smetterò mai di ringraziarla” – aggiunge, spiegando che alla nascita ha dovuto lasciare la Liberia a causa della guerra civile per trasferirsi in Costa d’Avorio con la famiglia. Alla fine del conflitto è tornato nel suo Paese, poi la mamma si è spostata in Guinea per cercare lavoro perché i soldi in casa non bastavano e tempo dopo si è ammalata. Il marito l’ha raggiunta per sostenerla ma, nonostante le cure, è morta nel 2013. A quel punto l’uomo, che aveva speso tutti i suoi averi per tentare di curarla, è rimasto in Guinea a lavorare come contadino e il figlio, ancora bambino, si è trovato solo con la sua seconda moglie. I cattivi rapporti con la matrigna l’hanno spinto ad andarsene quando aveva soltanto 16 anni.
Oggi Ibrahim è la mascotte dell’Aqua Beach Resort, amatissimo dai colleghi – che definisce speciali – e dai clienti per la sua simpatia e solarità.
“In Liberia ero uno studente” – racconta – “il progetto Strada Facendo mi ha dato la possibilità di formarmi e di imparare un mestiere che non conoscevo, facendo un’esperienza che sarà positiva per il mio futuro”. “Quando sono arrivato in Italia ero molto preoccupato: le mie condizioni fisiche non erano buone, pensavo che non avrei mai potuto trovare un lavoro a causa dei miei problemi alla gamba. Non facevo altro che pensare al fatto di non avere più la forza di un tempo”.
E invece ad agosto 2017 Ibrahim si ritrova in spiaggia tra bar, ristorante, sdraio e ombrelloni a gestire con i colleghi un flusso di 800/1.000 turisti al giorno. “Mi sono subito dato da fare e la conoscenza delle lingue è stato il mio punto di forza. I titolari del resort hanno apprezzato il mio impegno e hanno deciso di darmi fiducia prorogando il tirocinio di altri 6 mesi. Una bella soddisfazione, anche perché oggi riesco a pagare l’affitto di un appartamento insieme ad altri tre ragazzi africani”.
Grazie al progetto Cesvi, Ibrahim ha ricevuto anche un motorino elettrico con cui può raggiungere il lido in autonomia dalla sua abitazione. Le lesioni ai tendini della gamba, infatti, non gli permettono di usare la bicicletta.
“Qual è la cosa più bella che hai imparato in questi mesi di lavoro?” – gli domando. Lui mi spiazza con questa risposta: “A sorridere senza motivo”. Poi spiega: “Prima ero sempre triste perché pensavo solo alle mie sfortune. Questo lavoro mi ha ridato il sorriso. Mi piace stare a contatto con la gente e ho capito che tutti meritano di essere accolti con un sorriso. Se sorridi, ti risponderanno con un sorriso”.
“E sappi che non smetto di sognare” – conclude mentre ci salutiamo – “Sto cercando di convalidare gli anni di studio in Africa per potermi iscrivere all’università. Vorrei diventare un mediatore culturale o uno psicologo per aiutare chi, come me, si trova in difficoltà”.
Foto di Emanuela Colombo