Questo racconto si inserisce nell’ambito del viaggio del team Pink Mambas in Africa per il Put Foot Rally. Prima ancora di accendere i motori le nostre Daniela, Cristina, Nazzara e Valentina hanno segnato un’importante tappa della loro impresa facendo visita alla Casa del Sorriso di Cesvi a Cape Town, dove hanno incontrato le donne e i bambini ospiti della struttura.
testo e foto di Valentina Prati
Il primo giorno a Cape Town l’abbiamo passato alla Casa del Sorriso. Davanti a un caffè, le operatrici dello staff ci hanno raccontato le attività della Casa e dei suoi partner locali.
Ci siamo poi spostate nella struttura vera e propria: un locale ampio funge da soggiorno, sala da pranzo e cucina. È separato dalle camere da un piccolo atrio; le camere si dispongono lungo un corridoio dipinto a colori vivaci, dove Winnie the Pooh saltella contento sulle pareti insieme a Tigro.
Le ospiti della Casa sedevano sui divani; alle loro spalle, le inferriate proteggono la sicurezza delle inquiline. Ci siamo presentate a loro. Ci guardavano serie, sorridendo appena alle battute che facevamo. La più energica era la house-mother, responsabile della Casa, che ci ha dato un caloroso benvenuto.
È stato davanti ai fornelli che l’atmosfera si è animata: tagliando carote e pezzetti carne per lo spezzatino, abbiamo iniziato a fare amicizia scambiandoci consigli di cucina.
Mentre le altre Pink Mambas cucinavano, io ho chiacchierato un po’ con Yoli, che mi ha raccontato la sua storia.
Yoli ha una cicatrice in mezzo alla fronte: colpa di una bastonata dell’ex fidanzato, che, oltre a ferirla violentemente, le ha impedito di andare in ospedale a farsi medicare. A causa del trauma al lobo frontale, da allora Yoli soffre di problemi di memoria.
La sua storia inizia a Eastern Cape, una delle regioni più povere del Sudafrica, dove cresce con la madre e tre sorelle. Qui mancano i servizi, le scuole e gli ospedali. La baraccopoli di Philippi è quasi un passo avanti, al confronto.
Yoli è la più grande: in assenza di un padre, è lei ad aiutare la madre a tirare avanti la famiglia. Andata via di casa, si sposa con un uomo da cui avrà due figli, che oggi hanno 17 e 7 anni.
Nel 2014 si separa dal marito e si trasferisce a Philippi, dove trova alloggio a casa di una zia che ha problemi di dipendenza da alcol. La zia ruba spesso il cibo che Yoli riesce a comprare e lo rivende in cambio di alcol.
In quel periodo conosce un altro uomo: all’inizio le sembra incarnare la salvezza, ma dopo non molto si rivela irascibile e violento. Yoli si attribuisce tutte le colpe: non aveva pulito abbastanza bene, non era necessario avere delle amiche o spendere soldi per quella maglia, e così via. Fino a quando lui non la colpisce in testa con un bastone e Yoli capisce che non ci possono essere giustificazioni alla violenza. Prende con sé il figlio appena avuto da lui e scappa.
È alla Casa del Sorriso che trova un rifugio sicuro per sé e per il bambino. Qui intraprende un percorso di formazione professionale, e ora sta cercando lavoro come cassiera.
Mentre mi racconta la sua storia le lacrime iniziano a a scorrerle sulle guance. Mi chiedo cosa l’abbia spinta ad accettare di raccontarmi tanti dettagli intimi. Poi mi viene in mente che raccontare è razionalizzare: forse con il pianto la tristezza, almeno un pochino, abbandona il nostro cuore e la nostra mente. Le stringo la mano, incapace di dimostrarle in altro modo la mia vicinanza.
Ci chiamano dalla cucina: è pronto il pranzo. Yoli si alza, e fa un piccolo sorriso mentre si asciuga le lacrime.
Foto piccola: Ritratto di Yoli nella Casa del Sorriso. Foto di copertina: Luleka, un’altra donna ospite della Casa, insieme al figlio.