È quasi notte a Wharf Jeremie, una delle più vaste bidonville di Port-au-Prince, capitale di Haiti. Tra le baracche di cartoni e lamiera, ammassate le une sulle altre, echeggiano degli spari.
Béatrice, 15 anni, sbarra l’ingresso della casa dove vive con la madre e altri 6 fratelli e sorelle, si distende sul suo giaciglio e nasconde la testa sotto un cuscino improvvisato. Non vuole sentire quei colpi che fendono l’aria e che, pensa lei, “stanno forse ferendo a morte qualche ragazzino della mia età”.
Béatrice ha molta, molta paura. Sembra che la sua vita non sia fatta d’altro.
Da quando suo papà è morto, la situazione all’interno della famiglia è diventata insostenibile. La mamma è un’alcolizzata abituata ad utilizzare con i suoi figli, anche con i più piccoli, le maniere forti. Botte, pietre… ancora e soltanto paura.
Come la paura di quando la terra tremava, ormai 8 anni fa, e lei era appena una bambina che vedeva le case accartocciarsi su se stesse e i tetti venire giù.
Quale via di fuga, quale speranza, rimane ad una ragazzina di 15 anni che vive in un quartiere così, in una casa così, con questo tremendo passato?
È quella che porti tu, con il tuo sostegno regolare, rendendo possibile l’esistenza dello spazio protetto Casa del Sorriso e, al suo interno, di una vera e propria scuola, quella dove Béatrice si recherà anche domani, come ogni giorno da 3 anni a questa parte, per costruirsi un futuro migliore.
Béatrice frequenta la 5^ classe e il suo percorso alla Casa del Sorriso è quasi concluso. Non è stanca, nonostante sia costretta ad occuparsi anche della famiglia, cucinando ogni sera cibo per tutti e facendo i lavoretti. Anzi, studiare e fare i compiti le piace, anche più di giocare e chiacchierare con la sua migliore amica Lovely. Dopotutto, quelle trascorse alla Casa del Sorriso sono le uniche ore di pace e serenità della sua vita: è lì che può tornare a respirare nell’aria la gioia e la felicità che sono il diritto di ogni bambino.
Ed è così che proprio pensando a domani, alle compagne di scuola e alle piccole fatiche che un giorno le permetteranno di diventare un’infermiera, il suo sogno da sempre, che Béatrice si addormenta con un sorriso sulle labbra, proprio mentre tra le stradine sudicie e strette della bidonville si spegne l’ultimo sparo.
testo di Matteo Manara, foto di Roger Lo Guarro