Marisol è una delle ragazze protagoniste del progetto Una RUA, finanziato dal Fondo Italo Peruano. Con l’aiuto degli educatori della Casa del Sorriso di Cesvi, Una RUA aiuta le giovani vittime di abusi sessuali, fisici e psicologici a riprendere in mano la propria vita e a realizzare i propri progetti per il futuro.
È da un mese che Marisol vive da sola in una stanzetta gialla abbastanza modesta, con una piccola finestra che la mattina le fa luce sul cuscino. “Il materasso è costato molto. Me l’ha comprato mia sorella, perché sa che se dormo su un cattivo materasso la schiena mi fa molto male”.
Grazie al progetto Una RUA, Cesvi ha sostenuto le spese relative ai primi tre mesi d’affitto. Il prezzo dell’indipendenza per Marisol è la lontananza dalla sorella Roberta e dalle sue amatissime nipotine. Ma, anche se piange spesso pensando a loro, Marisol sa quanto sia importante avere un posto sicuro tutto per sé.
La notte in cui capì che era arrivato il momento di andarsene sembrava uguale a tante altre. Era da poco andata a dormire insieme alle due nipotine, ma non riusciva a prendere sonno per i forti rumori che provenivano dalla sala da pranzo. Il padre stava cercando di convincere il genero, compagno di Roberta, a ubriacarsi insieme a lui.
Le voci si alzarono sempre di più, e ignorarle divenne impossibile. Marisol si alzò per chiedere agli uomini di fare silenzio. Offeso per l’affronto, il padre la sollevò da terra prendendola per il collo, e l’avrebbe strangolata, se Roberta e il compagno non fossero intervenuti per bloccarlo. Le sorelle lo denunciarono alla polizia, che però lo trattenne giusto il tempo di fargli smaltire la sbornia.
Non era il primo episodio di violenza: dopo l’abbandono da parte della moglie, il padre delle due ragazze era caduto nella spirale della dipendenza da alcol, e le figlie ne avevano pagato le conseguenze peggiori, fino a essere addirittura trasferite presso il Centro di Assistenza Residenziale Ermelinda.
Dopo due anni erano tornate, e Marisol aveva trovato lavoro alla stazione degli autobus, dove controllava che i passeggeri fossero in possesso del biglietto. In un giorno intero guadagnava solo 15 soles, meno di 4 euro, e certe volte non era in grado di pagarsi neppure il viaggio di ritorno. Intanto a casa il padre beveva e scoppiava in episodi d’ira violenta.
Quando Diana Flores, coordinatrice dell’intervento educativo della Casa del Sorriso di Cesvi, chiamò Marisol per proporle il supporto dell’organizzazione, la ragazza accettò senza pensarci un attimo. Grazie al programma di inserimento lavorativo offerto Una RUA, Marisol ha iniziato a lavorare come receptionist nell’ufficio di Cesvi a Lima. Sempre la prima ad arrivare al mattino, Marisol apre la porta ai colleghi, risponde al telefono e dà una mano in amministrazione catalogando le fatture.
Con gli educatori ha stilato la sua lista di obiettivi da raggiungere nella vita. Il primo, il più importante, è quello di finire le scuole superiori: le mancano ancora due anni per ottenere il diploma. Poi vorrebbe comprarsi una macchina, fare un pellegrinaggio in Messico per ringraziare la Madonna di Guadalupe a cui è devota, e infine diventare maestra di danza per i bambini.
Con il padre ha tutt’ora un rapporto ambivalente. È l’uomo che può bere e dare in escandescenze fino quasi a ucciderla ma, nei suoi ricordi, è anche l’unica figura genitoriale che si sia mai presa cura di lei. Riuscire a pensare lucidamente al passato è ancora troppo difficile per Marisol: il percorso di crescita personale che ha intrapreso potrà aiutarla a fare chiarezza dentro di sé.
Dalla sua stanza gialla il pensiero corre alla sorella e alle nipoti. Anche se la nostalgia è forte, una nuova consapevolezza si sta facendo strada dentro di lei: è la forza che le permetterà di sfruttare appieno l’opportunità di una vita migliore.