Paulina è una delle ragazze protagoniste del progetto Una RUA, finanziato dal Fondo Italo Peruano. Con l’aiuto degli educatori della Casa del Sorriso di Cesvi, Una RUA aiuta le giovani vittime di abusi sessuali, fisici e psicologici a riprendere in mano la propria vita e a realizzare i propri progetti per il futuro.
Paulina ha vent’anni e viene da Huanuco, un piccolo villaggio sulla cordigliera delle Ande. Come spesso succede in Perù, quando era piccola lei e la madre vivevano in casa insieme ad altri parenti. Tra questi c’era lo zio, fratello della madre, che iniziò ad abusare di Paulina quando lei aveva solo 8 anni.
Gli abusi continuarono per quattro anni, anche dopo che la famiglia cambiò casa per trasferirsi a Lima. Fino a quando Paulina non rimase incinta: a quel punto la madre, che era all’oscuro di tutto, cacciò di casa il fratello e lo denunciò alle autorità.
Segnata dall’esperienza terribile che aveva distrutto la sua infanzia, Paulina venne trasferita in un Centro di Assistenza Residenziale privato, dove rimase insieme alla figlia fino all’età di 16 anni.
Dopo aver lasciato il centro, Paulina tornò a stare dalla madre; ma quella casa e quelle persone le richiamavano alla mente gli anni degli abusi, e la ragazza non riusciva a darsi pace. Quando incontrò il suo attuale compagno decise quindi di trasferirsi subito da lui con la figlia. Insieme hanno avuto un’altra bambina che oggi ha un anno; anche se si vedono poco a causa del lavoro di lui, Paulina dice diessere felice, di sentirsi finalmente serena.
A giugno la ragazza è stata contattata dagli educatori della Casa del Sorriso, che le hanno proposto un percorso per l’identificazione e realizzazione dei suoi obiettivi di vita.
“Ho sempre voluto studiare, ma mi ero rassegnata a farlo una volta che le bambine fossero state grandi. Ma ora che mi si è presentata l’opportunità, non ho voluto lasciarmela scappare”. Cesvi ha offerto a Paulina una borsa di studio per frequentare il primo anno del corso di fisioterapia, che la ragazza sta seguendo con passione e dedizione.
La ruotine quotidiana di Paulina ha ritmi serratissimi: la mattina si sveglia alle cinque per preparare da mangiare alla famiglia; affida quindi la figlia più piccola alla suocera e accompagna la più grande a scuola; nata da un incesto, la bambina presenta un lieve ritardo cognitivo, e frequenta perciò una scuola per studenti con bisogni educativi speciali.
C’è poi l’impegno del corso, che le richiede energie e concentrazione per affrontare le lezioni e lo studio. Ma Paulina è determinata, e sa che deve mettercela tutta perché il suo sogno non resti tale.
Neppure la sera c’è tempo per riposarsi: la ragazza lascia le bambine alla nonna e spinge il suo carretto in strada, dove vende pollo fritto alla gente di passaggio. Ce lo mostra orgogliosa: è stato Cesvi a darle un aiuto economico per ripararlo, e lei non potrebbe essere più riconoscente.
“La mia vita è molto faticosa, non lo nego; ma mi impegno per offrire alle mie figlie le possibilità che io non ho avuto. Vorrei tanto che potessero studiare.” Ha solo vent’anni, ma si è già calata alla perfezione nel ruolo di genitore responsabile. Madre prima del tempo, Paulina ha forse smesso troppo presto di essere figlia.
“Gli educatori di Cesvi mi stanno aiutando anche a recuperare il rapporto con la mia famiglia. So che mia madre mi vuole bene e soffre per quello che suo fratello mi ha fatto, ma non posso lasciare che questo condizioni il nostro rapporto. Mi sono riproposta di provare a sentirla più spesso”.
È una promessa che guarda al futuro, la sua. Per mettere definitivamente fine a una storia che ha già causato troppo sofferenza.