Tante sono le storie che potremmo raccontare nel programma Case del sorriso. Abbiamo scelto quella di Ciro, padre di due bambini, e del suo primogenito Carmine. Ciro e la sua famiglia vivono a Napoli dove, insieme alla Cooperativa Il Grillo Parlante, abbiamo avviato il programma di prevenzione e contrasto alla trascuratezza e al maltrattamento infantile. Segnalata dai servizi sociali, la famiglia è entrata a far parte del programma ed è supportata da educatori attraverso l’accompagnamento domiciliare.
Ciro fa il pizzaiolo, ci racconta di questo percorso come un fiume in piena e dalle sue parole traspare l’orgoglio di chi sa di aver intrapreso la giusta via per uscire da una situazione difficile, con pazienza e voglia di capire, di migliorarsi. “Gli incontri mi hanno aiutato moltissimo a vedere cose che non vedevo in mio figlio”, dice Ciro. Fin dalle prime visite con gli operatori, ad ottobre 2021, sono infatti emerse le difficoltà del primogenito nel relazionarsi con gli altri, a scuola e nel comportamento. Carmine ha 8 anni e mostra poca autonomia. Entrambi i genitori sono iperprotettivi, si sostituiscono al bambino non permettendogli di fare esperienza. “Carmine è un bambino un po’ speciale”, continua il padre, “se non fosse stato per Anna (l’operatrice), non avrei capito molte situazioni, come quando lo riprendevo e si chiudeva in se stesso, si induriva e abbassava la testa o quando, arrabbiato, prendeva a pugni il muro. Anna ci ha aiutati a cambiare il modo di rapportarci con lui, di educarlo.”
È iniziato così un lavoro sull’intero nucleo familiare per sviluppare fiducia nei confronti del bambino e permettergli di esprimere il proprio potenziale. In pochi mesi, i cambiamenti e i progressi sono evidenti. Oggi Carmine scende di casa per andare al parco da solo e tornare per cena. Oggi Carmine socializza con bambini che non conosce. Oggi Carmine apparecchia la tavola e fa i compiti senza che glielo si dica. Piccoli gesti che parlano di conquiste quotidiane. “Ad esempio”, ci racconta Ciro, “ieri ci siamo seduti a mangiare al tavolo e come sempre, Carmine ha appoggiato il telefonino alla bottiglia per guardare dei video. Poi però si è fermato, mi ha guardato, ha sorriso, preso il telefono, lo ha messo sul frigorifero ed è tornato a sedersi, senza che io gli dicessi nulla. Ha poi ripreso la sorellina dicendole che a tavola non si guarda il telefono. È un cambiamento importante, io e mia moglie ce ne siamo proprio accorti: dopo averglielo ripetuto tante volte, questa volta ha fatto tutto da solo.”
Anche il rapporto del bambino con l’operatrice, Anna, è cambiato: se all’inizio il bambino non voleva incontrarla, ora la cerca. E così l’intera famiglia sa di non essere sola nelle proprie difficoltà. Fragilità che sono prima di tutto economiche e sociali. Con la famiglia vive infatti anche la nonna materna, allettata dopo una caduta e affidata alle cure della figlia che si occupa a tempo pieno di lei e dei bambini.
Ciro ci confida che non vorrebbe che questo percorso finisse, è contento di poter imparare come diventare un genitore migliore, per i suoi figli e per se stesso. “Oggi Carmine è un bambino che ride”, dice radioso, “prima non riusciva neanche ad esprimersi, ora ride e cerca di farmi ridere. Sappiamo che il percorso è lungo, ma sappiamo anche di essere sulla strada giusta”.