Da secoli in Somalia la minoranza Bantu subisce discriminazione e marginalizzazione. A Garaash, un piccolo villaggio fluviale che dista 20 km dalla città di Beledweyne, nella regione di Hiran, le comunità Bantu vivono lontane dal pregiudizio degli altri clan. Il villaggio ospita 280 famiglie, che a causa della separazione autoimposta necessitano di un’assistenza specifica. Grazie al finanziamento di DFID, Cesvi, che opera nell’area all’interno del Consorzio BRCiS, ha realizzato diversi interventi per il villaggio di Garaash, tra cui unconditional cash transfers di 70 dollari US per quattro mesi a 100 famiglie, la fornitura di 23 carretti da soma e rifornimenti per le famiglie di contadini e pastori più vulnerabili.
A Garaash è nato e cresciuto Deeq Sahal, contadino di 40 anni che deve provvedere al sostentamento di una famiglia con otto figli piccoli. Possiedono quattro ettari di terra coltivabile, da cui dipende la loro intera esistenza. Come molti dei suoi vicini, Deeq non conosce altra fonte di sostentamento che non sia il lavoro della terra. “Non ho mai vissuto fuori da Garaash; questa è la mia casa, dove sono nati miei genitori, dove sono stato cresciuto e a mia volta sto crescendo i miei figli.” Deeq coltiva mais cipolle, pomodori, peperoni, coriandolo e molto altro. Nonostante le quantità siano limitate, il raccolto è comunque sufficiente per mantenere la famiglia e vendere i prodotti al mercato di Beledweyne. “Il mercato non fa distinzioni tra clan di maggioranze o minoranze. I commercianti di città sono onesti, e finché le merci che portiamo al mercato sono di buona qualità e a prezzo competitivo, loro continueranno a comprarcele” ci racconta.
Deeq è uno dei membri della comunità che è stato inserito nel programma Cesvi di cash-for-work della durata di 14 giorni, che è servito per riabilitare i canali della comunità. “Prima che li riabilitassimo, i canali erano completamente inutilizzabili. Ora invece due dei canali possono di nuovo essere sfruttati dai contadini per l’irrigazione: per la prima volta siamo in grado di produrre durante la siccità.”
Oltre alla riabilitazione del canale, le attività di cash-for-work hanno permesso la pulizia della strada che porta in città. È stata così riaperta una via di spostamento. “Prima della pulizia, capitava spesso che rimanessimo bloccati nel villaggio e che non potessimo recarci in città per vendere i prodotti. Quando i rovi sulla strada erano troppi, era impossibile passare con gli asini. Durante la stagione delle piogge era persino peggio, perché la strada diventava un pantano di fango. Ora abbiamo rivestito la strada di pietre, ripristinando una preziosa via di comunicazione. Gli spostamenti tra villaggio e città sono salvi, e così le attività commerciali: senza questo intervento, saremmo stati in grado di produrre ma non di vendere.”
Deeq è molto soddisfatto di quello che Cesvi ha fatto per la sua comunità: “Grazie alla riabilitazione dei canali, la mia famiglia può vivere di quello che produciamo. I miei figli e mia moglie sono in salute e si ammalano raramente, mangiamo tre pasti al giorno e siamo in grado di nutrire adeguatamente quel poco di bestiame che abbiamo.”
Lui e la moglie non nascondono però la preoccupazione: “Le piogge scarseggiano da qualche anno a questa parte. Abbiamo paura di non poter continuare a vivere del lavoro nei campi, non solo di quello almeno. Vorremmo ci fossero più attività come il cash-for-work. Sono iniziative che ci infondono un senso di spirito di comunità: lavoriamo per qualcosa che è utile a tutti, e veniamo pagati per quel lavoro.”
I progetti a Garaash hanno il merito di aver alimentato la resilienza della comunità Bantu, ma non solo. Gli abitanti coltivano infatti l’ambizione di una vita di comunità più sostenibile. Deeq e molti come lui aspirano ora a creare lavoro, per e con la comunità a cui appartengono.