Ti racconto la Casa del Sorriso di Lima!

Adotta una comunità di bambini! Attiva subito l'adozione

Seduti intorno a un tavolo con Giovanna Fortuni, rappresentante Paese di Cesvi

Ti racconto di cosa ci occupiamo nella Casa del Sorriso di Lima…

A Lima ci occupiamo di infanzia e prevenzione dello sfruttamento sessuale. Il nostro impegno è rivolto a favore di tutti i minori, bambini e bambine, ragazzi e ragazze coinvolti nel mondo della pedopornografia, nel turismo sessuale e più generalmente nella tratta degli esseri umani.

Negli ultimi anni ci sono stati cambiamenti davvero preoccupanti…

Sai, il Perù è un paese in cui la ricchezza disponibile è nelle mani di pochissime persone. E, nonostante la povertà sia la condizione della maggior parte dei giovani e giovanissimi peruviani, i modelli che dilagano sono quelli dei ragazzi americani ed europei: un telefonino di ultima generazione, scarpe, jeans griffati…
Fino ad alcuni anni fa ci capitava di incontrare ragazze e ragazzi che si prostituivano solo perché non avevano soldi per mangiare. Oggi capita anche di incontrare ragazze e ragazzi che si prostituiscono per avere un telefonino nuovo.

E la famiglia non aiuta…

In  più, la periferia di Lima dove lavoriamo è un contesto difficile, segnato dalla violenza, dalla precarietà, dall’alcolismo e dalla disgregazione familiare. Le mamme sono costrette a farsi carico di situazioni complesse, segnate dall’incertezza e dalla povertà perché moltissimi uomini non riconoscono i figli e non si prendono alcuna responsabilità. Così, anche l’ambiente familiare non presenta modelli positivi che possano avere un’influenza costruttiva sui ragazzi.

Stiamo cercando di costruire una rete di protezione…

La Casa del Sorriso di Lima, oltre ad offrire servizi indispensabili, fa rete con i distretti, le istituzioni, le scuole, i municipi, la polizia. L’obiettivo è quello di costruire una serie di relazioni, un iter di interventi coordinati e risolutivi per agire in modo coerente ed efficace, tutti insieme, di fronte ai casi di sfruttamento sessuale giovanile.

Ti racconto una storia vera…

Nella mia esperienza su questo progetto mi ha davvero colpito la storia di Alfredo, un bimbo di soli 11 anni.
Un giorno, analizzando i suoi disegni, scopriamo che è stato abusato più volte dal fratello maggiore. L’operatrice del Cesvi ha cercato invano di convincere la madre del piccolo a denunciare il figlio maggiore ma la donna non l’ha mai fatto. Perché?
Come può una madre sopportare una cosa del genere? Non lo ha fatto solo perché il figlio maggiore era l’unico ad avere un lavoro e senza di lui non avrebbero avuto nessuna forma di sostentamento. La povertà, l’abbandono sociale, la mancanza di una rete di protezione in grado di offrire sostegno a famiglie in difficoltà diventano fattori che contribuiscono ad alimentare lo sfruttanento sessuale dei minori. Quindi solo attraverso un forte radicamento territoriale, guadagnandosi la fiducia della comunità all’interno della quale si lavora, collaborando con le autorità locali è possibile creare una rete per prevenire lo sfruttamento sessuale minorile cambiando in meglio la vita di un bimbo e piano piano quella di una comunità.

 

Foto di Andrea Frazzetta