Il Mozambico è al terzo posto tra gli stati africani più a rischio a causa della variabilità climatica, che alterna lunghi mesi di siccità a cicloni e inondazioni. Uno degli esempi più tragici di questo fenomeno è Idai, il tifone che si è abbattuto sul Paese nel marzo del 2019, devastando infrastrutture e abitazioni.
La cittadina di Beira -sede degli uffici Cesvi- è stata allagata perdendo i collegamenti con l’esterno, e tagliando fuori molte comunità dell’entroterra. Idai ha spazzato via tutti gli interventi di Cesvi nella zona, ed è da quel momento che è stato necessario lo sforzo di tutti per ricominciare da zero, insieme.
Da maggio 2019 Cesvi ha avvitato un progetto finanziato da Echo – Direzione generale per la protezione civile e le operazioni di aiuto umanitario dell’Unione Europea – basato sull’approccio comunitario, concretizzando il metodo partecipativo dei cittadini locali in modo che nessuno venisse lasciato indietro. Domingos Manuel Alfazema, uno degli agricoltori della provincia di Sofala che ha perduto il proprio raccolto a causa del disastro, racconta della sua storia: “anche prima di Idai la vita era difficile: la mia unica rendita sono i miei campi e la mia fattoria, ho 70 anni e sono vedovo. Sognavo di dare ai miei figli una vera casa perché abitavamo in una costruzione di lamiera, che ora è stata spazzata via dall’allagamento. Il magazzino con le nostre provviste è andato distrutto, insieme alle mie piantagioni di sesamo e grano”.
A Domingos, alla sua famiglia e all’intero villaggio, sono stati forniti nuovi materiali per edificare case più resistenti, che assecondino la variabilità climatica del territorio. Un accento importante è stato dato in questo progetto alle nuove misure sanitarie: le comunità come quella del signor Alfazema provvedevano a rifornirsi di acqua dalle fontane centrali, senza sottoporla ad alcun trattamento igienizzante. Il progetto ha da subito predisposto la costruzione di latrine personali per ogni famiglia e sensibilizzato i beneficiari a mantenere le norme igieniche più adatte. Domingo degli sviluppi dell’intervento ha raccontato:
“Sono diventato segretario di quartiere: Cesvi mi ha coinvolto nel progetto chiedendomi di fornire una lista dei membri della comunità di cui faccio parte e dei materiali che sarebbero serviti a ognuno per costruire una casa. Ancora ora, dopo un anno, partecipo alle riunioni per coordinare l’arrivo e la distribuzione delle nuove provvigioni. Siamo 108 famiglie e tra queste 40 hanno avuto bisogno di un sostegno per rimettersi in piedi. È stato un onore per me essere un membro attivo di questo cambiamento”.
L’esperienza di Domingo è stata fondamentale per mettere in pratica anche la formazione sulle strutture e le norme igieniche, diffondere le norme di costruzione per case più resistenti e gettare la base per una comunità autogestita e indipendente.