6 mesi di guerra, 6 mesi di devastazione, terrore e morte nella Striscia di Gaza. Da quel fatidico 7 ottobre la vita della popolazione di Gaza è stata sconvolta: sono oltre 33mila le persone uccise nella Striscia di Gaza dall’inizio della guerra, più di 75mila i feriti.
I bambini sono le principali vittime, 26mila sono stati uccisi o feriti e oggi rischiano di morire di fame.
“Qui a Gaza la situazione è catastrofica. Alla violenza della guerra si somma una condizione di fame gravissima. La carestia incombe e i bambini stanno morendo di fame e disidratazione. Le famiglie non hanno più da mangiare e passano interi giorni senza cibo. La situazione è estremamente critica” ha dichiarato un nostro operatore sul campo.
Al dramma della guerra che ha raso al suolo gran parte del territorio, costringendo la popolazione ad abbandonare le proprie dimore (sono circa 1.7 milioni le persone – oltre il 75% della popolazione sfollate nella Striscia di Gaza in cerca di sicurezza), si è aggiunto il dramma della fame: l’intera Striscia è sull’orlo della carestia.
La popolazione del nord di Gaza è costretta a sopravvivere con una media di 245 calorie al giorno – (100g di pane) – da gennaio, meno del 12% dell’apporto giornaliero raccomandato di 2.100 calorie per persona (EFSA).
La situazione è disperata: più di 500mila bambini sotto i 5 anni e le donne incinta o in allattamento hanno bisogno di interventi nutrizionali salvavita, 7 bambini su 10 in tutta la Striscia sono gravemente malnutriti.
“I miei figli soffrono, sono affamati e vivono in condizioni di estrema povertà, chiediamo che la nostra voce venga ascoltata e che venga trovata una soluzione per alleviare le nostre sofferenze” racconta Sharif, una madre di Gaza.
A rendere ancora più critico il quadro è la difficoltà di accesso degli aiuti umanitari insieme al pericolo della distribuzione. In questi mesi accedere a Gaza è stato possibile, ma lungo, complicato e rischioso e questo ha peggiorato la situazione alimentare del Paese dove il cibo è diventato introvabile e il poco che è rimasto risulta carissimo.
Ma si spera che la situazione possa cambiare d’ora in avanti dopo l’annuncio della prossima apertura di ulteriori punti di accesso agli aiuti umanitari a Gaza, in particolare il porto di Ashdod e il valico di Erez per consentire il flusso diretto degli aiuti nel nord di Gaza e per aumentare significativamente le consegne dalla Giordania.
Noi di CESVI, nonostante le difficoltà, siamo riusciti a consegnare il nostro carico di alimenti terapeutici salvavita per l’infanzia, proprio la scorsa settimana, quando abbiamo distribuito 180.000 bustine di Plumpy’Nut a 7 cliniche o ospedali nel sud della Striscia.
Con questi aiuti stiamo sostenendo migliaia di bambini fra i 6 mesi e i 5 anni di età (da un minimo di 2.142 bambini affetti da malnutrizione acuta grave (SAM) ad un massimo di 4.285 bambini affetti da malnutrizione acuta moderata (MAM).
Un, piccolo ma allo stesso tempo grande, traguardo a favore dei più fragili e vulnerabili. Ma siamo già al lavoro per organizzare nuove distribuzioni alimentari ai bambini e alle famiglie più bisognose.
La condizione di Gaza continua ad essere estremamente drammatica ed è necessario continuare a aiutare e proteggere i civili innocenti, come ribadisce anche l’ultimo appello dell’Unione Europea.
Ogni aiuto conta e può fare la differenza nella vita di bambini, donne e famiglie innocenti. Aiutaci a proseguire i nostri interventi per salvare la popolazione di Gaza dalla fame e dalla disperazione. Sostieni il nostro fondo emergenze e ci aiuterai a dare una speranza.