di Matteo Manara
Palucia è una giovane madre di 22 anni. Mentre il suo “cucciolo” di 9 mesi, Dalo Leo, sta dormendo (“un bambino veramente attivo ed intelligente che richiede moltissime attenzioni”, secondo le parole della mamma), possiamo intervistarla con un po’ di calma.
Palucia ha un sorriso smagliante, specchio di un animo finalmente sereno; il suo tragico passato è poco più di un’ombra, che le vela gli occhi di emozione solo nel momento in cui ripercorriamo insieme la sua storia.
“Sono arrivata qui alla Casa del Sorriso perché ho subito degli abusi – ci racconta. Dalo Leo era nato da alcuni mesi. Io soffrivo di depressione. Mi sono resa conto che quello che accadeva in casa era un problema per la sua sicurezza, prima ancora che per la mia: gli abusi che subivo mi portavano persino a sfogarmi su di lui, che percepiva inoltre tutto il mio disagio e la mia sofferenza. Così mi sono decisa a chiedere aiuto”.
Fuggita dal padre di suo figlio, Palucia ha cercato rifugio prima da un amico, promettendogli che se ne sarebbe andata non appena avesse trovato un posto dove stare, e poi presso un istituto cattolico di Cape Town che si occupa di donne e bambini vittime di violenza. Attraverso varie segnalazioni e dopo due settimane di quarantena, è arrivata alla Casa del Sorriso in piena pandemia da Covid-19.
Qui è stata accolta a braccia aperte, e ha subito trovato un conforto quasi materno in Quendy, una delle operatrici della Casa. “Anche lei è una madre, e cerca di essermi di esempio in tutto. Mi incoraggia e mi rimprovera, per cercare di tirare fuori il meglio di me”.
Il Sudafrica è uno dei Paesi del mondo dove è meno sicuro vivere per una donna. Tra 2019 e 2020 sono stati registrati 53.293 crimini a sfondo sessuale (nella maggior parte casi di stupro) e 2.695 uccisioni di donne (mediamente una ogni 3 ore)[1]. Il fenomeno, già in crescita, si è ulteriormente acuito con la pandemia: le misure di lockdown hanno infatti impedito a tante donne di lasciare la propria abitazione per chiedere aiuto. Una rete di stereotipi di genere e dignità e umanità calpestate da cui per fortuna Palucia è riuscita a divincolarsi.
“Qui alla Casa del Sorriso c’è tutto quello di cui io e Dalo Leo abbiamo bisogno. Sicurezza e protezione, cibo e supporto psicologico. Qui ho capito che vivevo come nella nebbia, che non mi davo il giusto valore. Invece mi sono ritrovata, ho imparato a mettermi al primo posto e a focalizzarmi sull’essere una madre forte e presente”.
Una trasformazione dovuta, oltre all’ambiente sereno della Casa del Sorriso, ai tanti incontri di gruppo e individuali a cui Palucia ha partecipato, che l’hanno aiutata ad aprirsi e a confrontarsi con altre mamme, persino a giocare e a ritrovare il sorriso. Palucia ha seguito anche un corso per diventare agente di sicurezza, in modo da potersi guadagnare autonomamente un reddito.
Quando le chiediamo i suoi sogni per il futuro, ascoltiamo davvero la risposta di una donna trasformata: “I sogni sono l’essenza della vita. Io ho davvero tanti progetti per il mio futuro. Desidero arrivare a capire sempre di più chi sono veramente e chi sono chiamata a diventare; mi piacerebbe studiare per diventare un’operatrice sociale e aiutare le persone rifugiate; e poi naturalmente c’è il desiderio di essere indipendente dal punto di vista abitativo e di potermi occupare di Dalo Leo. È lui che ispira il mio agire e mi dà la forza di andare avanti nella vita”.
[1] https://mg.co.za/special-reports/2020-12-04-gender-based-violence/
foto di Gianluigi Guercia