Il 20 giugno si celebra la Giornata Mondiale del Rifugiato, istituita dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite per commemorare l’approvazione nel 1951 della Convention Relating to the Status of Refugees.
Ad oggi sono oltre 16 milioni in tutto il mondo le persone in fuga dai Paesi d’origine a cui è stato riconosciuto lo status di rifugiato (Dati UNHCR 2016). Si tratta di una misura di protezione internazionale volta a salvaguardare chi ha abbandonato il proprio Paese a causa di persecuzioni, conflitti, violenze o altre circostanze che minacciano l’ordine pubblico.
Uno dei contesti in cui il dramma dei rifugiati si è mostrato in tutta la sua complessità – a causa dei numeri coinvolti e delle condizioni del Paese d’accoglienza – è quello dell’Uganda, che da luglio 2016 ha raddoppiato la propria popolazione rifugiata fino a superare il milione di presenze. L’improvvisa crescita è dovuta all’inasprimento del conflitto interno nel vicino Sud Sudan e alla conseguente fuga dei civili: sul suolo ugandese se ne contano ora oltre 900mila. L’Uganda è diventata così il terzo Paese al mondo per numero di rifugiati accolti, il primo assoluto nel continente africano.
Le politiche d’accoglienza ugandesi si basano sul principio del “non lasciare nessuno indietro”: prevedono l’apertura dei confini ai rifugiati a prescindere dalla loro nazionalità o appartenenza etnica, e si impegnano a garantire loro libertà di movimento, diritto a cercare un impiego e ad aprire una propria attività, nonché accesso a terra coltivabile e a servizi pubblici quali sanità ed educazione.
Nonostante i buoni propositi, le risorse economiche a disposizione e il dispiego di forze in atto non si stanno però rivelando sufficienti a realizzare un sistema d’accoglienza solido ed efficiente. La precarietà delle infrastrutture destinate a ricevere i rifugiati non garantisce l’accesso ai servizi di base fondamentali e contribuisce a creare tensioni tra le comunità.
A fronte della drammatica situazione le Nazioni Unite, in collaborazione con il governo ugandese, hanno indetto l’Uganda Solidarity Summit on Refugees, che si terrà nel Paese africano il 22 e il 23 giugno, proprio in occasione della Giornata Mondiale del Rifugiato.
Alla vigilia del Summit, Save the Children si è fatto portavoce delle istanze delle ONG in un documento congiunto, consultabile qui in lingua inglese, che si rivolge alla comunità internazionale e ai Paesi donatori auspicando un’ampia partecipazione al Summit, un rinnovato impegno economico per rispondere all’emergenza e, ancora più importante, una confluenza di forze nel pacificare i conflitti dell’area, causa scatenante del massiccio movimento di rifugiati verso l’Uganda.
Cesvi aderisce all’appello e conferma la propria partecipazione al Summit. La nostra organizzazione, presente da anni in Uganda, ha inoltre deciso di fornire la propria concreta risposta all’emergenza avviando nei mesi scorsi un progetto a supporto dei rifugiati residenti nei campi del Nord del Paese e di quelli in arrivo dal Sud Sudan.
Foto di copertina: Emanuela Colombo