Amazzonia: insieme per il futuro della Terra

 

230 milioni di ettari di alberi sono stati persi negli ultimi dieci anni. Di questo passo, nel 2032 il 70% della superficie terrestre sarà irrimediabilmente devastato dalle attività dell’uomo.

Secondo i dati raccolti dall’Istituto Nazionale di Ricerca Spaziale (INPE), da luglio 2012 a luglio 2013 sono andati distrutti 5.843 km quadrati di foresta amazzonica, ovvero il 28% in più rispetto all’anno precedente. Un dato sconvolgente, se consideriamo che l’Amazzonia è il polmone della Terra: qui, in un’area di vastità pari al 42% dell’Europa, si concentra il 70% della biodiversità e scorre 1/5 dell’acqua dolce di tutto il pianeta. Un kmq di foresta contiene più di 75.000 specie di alberi.

Su queste cifre il Cesvi ha deciso di riaccendere i riflettori in occasione dalla Giornata Mondiale della Terra, che ogni anno si celebra il 22 Aprile. 

Da molti anni l’Ong lavora nella parte sud occidentale dell’Amazzonia, nelle regioni di Madre de Dios (Perù), Pando (Bolivia) e Acre (Brasile), dove si registra la maggiore concentrazione di piante tropicali e di biodiversità. 

I progetti del Cesvi in Amazzonia, finanziati dall’Unione Europea e dal Comune di Milano, hanno investito sullo sviluppo comunitario per affermare i diritti dei nativi e per dare loro la conoscenza tecnica necessaria per preservare le risorse naturali

Victor Zambrano Gonzales, presidente del Comitato di Gestione della Riserva Nazionale Tambopata, ci ha raccontato: “Sono arrivate persone che hanno invaso il nostro territorio pensando di trovare l’oro. Quello che faranno, poiché non ci sono controlli, sarà distruggere l’ecosistema estraendo le risorse naturali e, una volta ottenuto ciò che desiderano, se ne andranno”.

Il disboscamento, il traffico illegale del legno, la caccia delle specie protette, l’estrazione dell’oro dai fiumi con il mercurio e l’allevamento sono pratiche che, oltre a minacciare il patrimonio di biodiversità, disperdono la vera ricchezza della foresta amazzonica.

“Inizialmente abbiamo indagato le conoscenze sul territorio delle popolazioni native con la finalità di recuperare e diffondere le tradizioni utili a conservare l’anima dell’Amazzonia” afferma Elena Cipollini, responsabile del Cesvi in Bolivia. “Abbiamo coinvolto sia le comunità native che le comunità contadine, avviando una serie di attività per la salvaguardia delle risorse naturali e del suolo”.

Le iniziative hanno interessato la raccolta, la lavorazione e la commercializzazione della castagna, detta anche noce amazzonica. Un settore importante per le comunità locali (solo nella regione di Madre de Dios il 20% della popolazione, circa 20.000 persone, ricava il 67% del reddito familiare dal mercato della noce), ma allo stesso tempo vittima delle oscillazioni di prezzo del mercato della frutta secca internazionale.

Quando il prezzo cala a livello globale le comunità rurali, per sopravvivere, abbandonano la produzione della castagna per dedicarsi ad attività produttive alternative (estrazione, allevamento) che hanno un impatto negativo sul suolo. 

Inoltre Cesvi ha creato i “comitati di gestione dei boschi” per aumentare la collaborazione tra le comunità e le autorità che amministrano le risorse naturali. Grazie a questo intervento, i coltivatori si sono organizzati in consorzi impegnandosi reciprocamente a tutelare l’ecosistema amazzonico.

“L’impegno del Cesvi si sta ora orientando verso il rafforzamento del piano di gestione del bosco, insieme a un’intensa attività di coordinamento e di relazione con le istituzioni locali per garantire che i diritti delle comunità vengano tutelati”, sottolinea Elena Cipollini.

Un impegno ultraventennale, che prosegue senza sosta. Leggi il post dedicato sul Blog del Presidente

Proteggere il Pianeta significa proteggere il nostro futuro. 

Stai al fianco di Cesvi per la tutela dell’Amazzonia

 

Foto di Cristina Francesconi