“La mia vita era senza speranza. Sono stata scaraventata in strada con i miei tre figli ed ero incinta. Avevo perso la fiducia, probabilmente mi sarei tolta la vita a causa della pressione psicologica cui ero sottoposta”. Maryam, rifugiata sudanese di 32 anni e madre single di quattro figli, comincia così il racconto della sua storia prima di ricevere aiuto e supporto da parte di Cesvi.
Per Maryam la vita è stata dura: abbandonata dal marito quando era incinta di pochi mesi, con tre figli da mantenere (di dieci, cinque e due anni rispettivamente), è stata brutalmente sfrattata dalla casa in cui abitava, dopo che, ritrovatasi sola e senza una fonte di sostentamento, non è più riuscita a pagare l’affitto.
È difficile la vita di una madre da sola in Libia, dove la la condizione delle donne e delle ragazze è particolarmente fragile, escluse dal mercato del lavoro e con limitate possibilità di spostamento. La pandemia da COVID-19 ha poi ulteriormente esacerbato un ambiente fragile e attraversato da una guerra decennale. Tutto questo ha un forte impatto sulla salute mentale e fisica di famiglie e individui, proprio come Maryam, che hanno seriamente rischiato di non farcela: troppa la pressione psicologica, l’angoscia di prendersi cura dei propri figli da sola, senza una casa e senza opportunità di lavorare. In questa situazione di vulnerabilità i figli hanno smesso di andare a scuola, il cibo ha cominciato a scarseggiare, il freddo a farsi sentire nelle ossa e la disperazione ha preso il sopravvento.
Proprio quando tutto sembrava perduto Maryam ha ricevuto un consiglio inaspettato da persone a lei vicine: “Mi è stato detto di rivolgermi a Cesvi perché loro mi avrebbero aiutato”. È così che Maryam ha contattato Khalifa, uno dei membri del team Protezione di Cesvi a Misurata. Khalifa, in collaborazione con gli altri membri dello staff, si è attivato immediatamente, portando subito Maryam e i suoi figli nell’ufficio di Cesvi e trovandogli una casa accogliente e sicura, presso una famiglia ospitante. Cesvi si è anche occupata di fornire la copertura finanziaria per il cibo e per le spese mediche che una donna incinta deve sostenere.
Maryam e i suoi figli sono così entrati a far parte del progetto Cesvi “PEERS: Protection Enabling Environment and Resilience Services”, finanziato da European Union Emergency Trust Fund for Africa (#EUTF4Africa). Ad oggi, grazie al progetto, gli operatori di Cesvi e il partner International Medical Corps (IMC) hanno fornito consulenza psicologica e assistenza sociale a più di 18.000 persone.
“Conosco molte persone che soffrivavano a causa delle proprie condizioni, ma Cesvi è riuscita a migliorare la loro vita”, continua Maryam, che ora può raccontare come la sua vita sia realmente migliorata grazie al supporto ricevuto. “Cesvi ha offerto un riparo a me e ai miei figli, ci ha aiutato concretamente”. Maryam ha ora una casa per sé e i propri figli, che hanno ripreso a frequentare la scuola, ha ritrovato la serenità e ha un sogno: “Vorrei studiare infermieristica, trovare un lavoro e diventare indipendente”.
Significativa è la frase con cui conclude il racconto della sua storia: “Ora ci sentiamo al sicuro”. Ed è proprio questo di cui si occupa Cesvi attraverso i propri progetti, dare sicurezza e speranza a chi l’aveva persa.