Testo a cura di Cosimo Verrusio, Protection Manager Cesvi in Libia
Guerra, violenze, disastri naturali e fame sono alla base delle ragioni che spingono 40 milioni di minori nel mondo a intraprendere un percorso migratorio che in moltissimi casi conduce a detenzione arbitraria, sfruttamento, abuso fisico ed emotivo, malnutrizione o morte.
In Libia, dove le storie di migranti, popolazione locale, sfollati interni, rifugiati e richiedenti asilo si intrecciano o proseguono parallele, si riavvicinano o si separano senza mai più incontrarsi, sono 248.000 i minori bisognosi di assistenza umanitaria.
All’interno dei tre Centri di Sviluppo Comunitario di Tripoli, Cesvi offre assistenza psicosociale e opportunità di educazione non formale a minori stranieri non accompagnati rilasciati dai centri di detenzione, ritornati in città dopo una traversata fallita o da poco giunti nella capitale.
Il percorso di supporto inizia con un colloquio volto a identificare le vulnerabilità e le risorse del minorenne, che viene poi presentato agli assistenti sociali per cercare di stabilire una relazione di fiducia. Una fase molto delicata: i minori sono reduci da traumi recenti e diffidano di tutti.
In seguito l’assistente sociale ricostruisce nel dettaglio la storia del minorenne, analizzando i bisogni su cui lavorare. Quasi tutti necessitano di trovare un posto sicuro dove vivere; per trovarlo, Cesvi mette in campo la rete sociale costruita negli anni all’interno della comunità migrante e rifugiata di Tripoli. Tra queste persone gli operatori vanno alla ricerca dei caretaker, persone individuate dalla comunità stessa, in grado di offrire ospitalità alle persone vulnerabili, minorenni inclusi.
Una volta soddisfatti i bisogni più urgenti si passa a un piano a lungo termine, con l’impostazione di un percorso educativo in materie come inglese, arabo, italiano e francese, in modo da permettere ai giovani di recuperare la formazione scolastica persa. A queste lezioni si affiancano attività psicosociali definite dallo staff Cesvi in collaborazione con l’Università Cattolica di Milano, con l’obiettivo di rafforzare la resilienza dei ragazzi e mettere a loro disposizione uno spazio sicuro dove possano condividere esperienze e difficoltà quotidiane, superare i traumi subiti e iniziare un percorso di ricostruzione di sé e del proprio rapporto con gli altri.