La pandemia di Covid-19 sta mettendo a dura prova la resilienza delle comunità a livello globale, esacerbando le disuguaglianze esistenti e creandone di nuove.
I membri di Alliance2015, di cui Fondazione Cesvi è parte, hanno deciso di studiare l’impatto della pandemia sulle comunità delle aree in cui operano conducendo un sondaggio in 25 Paesi e intervistando 16.000 soggetti tra donne, uomini e persone non binarie in un periodo di due mesi nell’ultimo trimestre del 2020.
La ricerca multisettoriale fornisce informazioni sorprendenti circa gli impatti diretti del Covid-19 su sicurezza alimentare, salute, acqua e igiene, istruzione, reddito, e su quelli indiretti, legati all’indebitamento, alla situazione psicosociale, alla coesione domestica e comunitaria, offrendo così un quadro completo dell’impatto della pandemia sulle persone.
Al momento dell’indagine, la maggior parte degli intervistati era a conoscenza delle misure per ridurre la trasmissione del Covid-19, come l’igiene delle mani e l’importanza di indossare dispositivi di protezione individuale, ma riuscire a metterle in pratica è risultato complesso. Evitare il contatto sociale, luoghi affollati, o potersi permettere mascherine o sapone, per una persona su quattro ha rappresentato un ostacolo o una difficoltà. In particolare per le persone che vivono in campi sfollati interni o rifugiati.
Oltre il 40% di tutti gli intervistati ha sperimentato una diminuzione della quantità e della qualità del cibo. Molti dei Paesi in cui è emerso questo dato sono quelli in cui i livelli di fame e di deficit di sviluppo umano indotti dalla fame sono già tra i più alti del mondo.
Tre quarti degli intervistati hanno riferito un cambiamento nel loro reddito dovuto alle politiche attuate per controllare la diffusione del Covid-19, e il 92% ha detto che questo cambiamento è stato negativo. Più di due terzi (77%) degli agricoltori hanno riferito una riduzione del reddito e la metà di loro ha dichiarato che ciò era dovuto alla chiusura o instabilità dei mercati e alla difficoltà quindi di vendere i propri prodotti. Le donne intervistate hanno riferito una maggiore dipendenza dalle rimesse, dal supporto esterno, dal piccolo commercio e dal lavoro occasionale rispetto agli uomini.
Un terzo degli intervistati ha riferito di un peggioramento delle condizioni di salute dopo l’avvento del Covid-19. Almeno un terzo degli intervistati ha detto di aver ritardato o saltato le visite ai centri sanitari o di non aver completato il programma di visite previsto. Le ragioni principali sono state la paura di contrarre il Covid-19, il costo elevato e il tempo di attesa.
Tra gli intervistati con bambini in famiglia, due terzi hanno riferito che l’accesso dei loro figli all’istruzione è peggiorato dopo il Covid-19. Più del 22% degli intervistati che hanno figli nella fascia d’età tra i 4 e i 16 anni ha dichiarato che i bambini non ricevono alcuna istruzione, mentre il 24% ha riferito che solo alcuni bambini ricevono istruzione. Nelle famiglie in cui gli intervistati hanno indicato che le scuole non erano ancora state riaperte, quasi il 28% ha detto di non essere sicuro che i bambini sarebbero tornati a scuola alla riapertura.
Oltre l’80% degli intervistati ha dichiarato di essersi sentito più preoccupato del solito durante la pandemia. Mentre il sostegno della comunità continua a fungere da rete di sicurezza finanziaria per molti, i conflitti e le discussioni sono aumentati, sia all’interno della famiglia che nella comunità.
I membri di Alliance2015 stanno utilizzando questi risultati per adattare i programmi in atto e avviare nuove progettualità. “Il grande numero e la distribuzione degli intervistati fornisce una solida base empirica per adattare e progettare programmi di assistenza umanitaria e di sviluppo e valutarne l’impatto, da parte dei membri di Alliance2015, di altre organizzazioni della società civile, del governo e dei donatori” ha dichiarato Antonia Potter Prentice, Direttrice di Alliance2015. “Secondo le Agenzie delle Nazioni Unite, il Covid-19 e le sue conseguenze stanno alimentando la malnutrizione cronica e acuta in tutto il mondo. Come Alliance2015 chiediamo un impegno chiaro e pluriennale per approcci multisettoriali progettati per costruire la resilienza a livello di comunità, migliorando al contempo i risultati della nutrizione, e un aumento degli investimenti nella risposta umanitaria per affrontare la crescente minaccia di carestia affrontata da milioni di persone in alcuni dei Paesi più fragili del mondo.”