Sono trascorsi quasi sette anni dall’inizio della guerra civile in Siria, il conflitto che ha provocato uno dei più massicci esodi di persone al mondo. Si stima che gli sfollati siano in totale 5,5 milioni. A ospitarne il numero più alto è il Libano: a giugno 2017 UNHCR registrava nel Paese oltre un milione di Siriani. Con circa sei milioni di abitanti, il Libano conta il più elevato rapporto al mondo tra rifugiati e popolazione.
A risentire di questa sproporzione, e di tutte le difficoltà che essa comporta, è l’intera popolazione, sia ospitante che rifugiata. Ma c’è un gruppo in particolare che viene considerato più vulnerabile alle conseguenze della crisi: è quello degli adolescenti siriani, allontanati a forza dai sogni e dalle ambizioni che iniziavano a coltivare sui banchi di scuola, prima che la loro quotidianità venisse sconvolta dalla guerra.
Separati dalla propria rete sociale e, in molti casi, dalla stessa famiglia – proprio nel momento in cui devono mettersi alla prova adattandosi a un nuovo ambiente –, i giovani siriani si sono trovati all’improvviso in balia di un destino che non potevano più controllare. Possono contare solo su mezzi di sussistenza precari e inconsistenti, perché non sono riusciti a completare il loro percorso di formazione scolastica. Hanno più tempo libero, e quindi corrono un maggior rischio di essere coinvolti in attività illecite e pericolose, complice il loro stato di precarietà economica. Ogni strumento o risorsa che potrebbe aiutarli ad affrontare la situazione di difficoltà e isolamento in cui versano è fuori dalla loro portata.
Il nostro intervento
Dal 2016 Cesvi, insieme ad AVSI e altri partner locali e grazie al finanziamento di Unicef, lavora per assicurare alla gioventù siriana e libanese – ugualmente provata dalle fragili condizioni in cui la comunità ospitante versa – la possibilità di un futuro attraverso la formazione e lo sviluppo di capacità professionali che siano spendibili nel mercato del lavoro.
Il programma ‒ realizzato nelle località di Tripoli, Beirut, Zahle, Fidar Jbeil, Bint Jbeil, Saida, Sbatieh e Nabatieh ‒ prevede corsi di formazione strettamente professionale (1.180 gli adolescenti coinvolti) e training più trasversali su competenze base di matematica, informatica e inglese (1.455 i giovani partecipanti). A essere formati non sono solo gli adolescenti: insegnanti ed educatori possono infatti accedere a corsi di aggiornamento sugli strumenti pedagogici e le metodologie di insegnamento più adeguate.
La partecipazione attiva e il coinvolgimento nella vita della comunità locale sono altri elementi fondamentali per l’integrazione dei giovani siriani: 1.200 adolescenti vulnerabili sono stati selezionati insieme alle loro famiglie per la realizzazione di iniziative gestite da ragazzi: insieme si occuperanno di otto progetti per la comunità nelle diverse città coinvolte.
L’incentivo a imparare e il sentirsi di nuovo parte di qualcosa sono stimoli importanti per i ragazzi siriani e libanesi: ne sono un esempio Nadim e Amal, che frequentando i corsi attivati da Cesvi e AVSI sono riusciti a ritrovare un po’ di normalità.
Nadim
Nadim ha 19 anni ed è fuggito dalla Siria prima di poter ultimare i suoi studi. Il suo desiderio è quello di poter diventare un giorno avvocato. È un giovane uomo molto ambizioso, ma gli ostacoli incontrati nel suo percorso di vita sembravano aver fatto vacillare le sue convinzioni. Durante i corsi ha faticato un po’ a tenere il passo con i suoi compagni, ma i risultati alla fine lo hanno premiato.
Alla fine del corso di informatica, Nadim ha preparato come compito finale una presentazione grafica sul tema del matrimonio di minori. Ha esposto il proprio lavoro davanti a tutta la classe, superando la timidezza e cogliendo l’opportunità di parlare di un argomento che gli stava a cuore. A detta sua, imparare è l’unica arma che ha a disposizione per combattere la dura realtà in cui è costretto a vivere.
Amal
Nonostante non frequenti la scuola da diversi anni a casa della guerra, Amal, 19 anni, ha ancora tanta voglia di imparare e vorrebbe vivere facendo l’artista. Dopo aver lasciato la Siria ed essersi trasferita in Libano, la ragazza ha infatti dovuto cominciare a lavorare per poter contribuire alle entrate economiche della famiglia.
Nonostante lavori tutti i giorni, da quando è entrata a far parte del programma di Cesvi e AVSI Amal non ha mai saltato una sola lezione. Partecipa sempre alle discussioni in classe, aiuta i compagni ed è sempre la prima a rispondere alle domande dell’insegnante.
Frequentando i corsi ha preso dimestichezza con l’uso del computer, e ha imparato a tenere conversazioni semplici e a scrivere brevi testi in inglese. Amal non intende più lasciarsi sfuggire nessuna occasione per imparare nuove cose.
Foto di copertina: Giovanni Diffidenti