1 milione di persone non ha dove tornare.
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«La crisi nelle zone colpite dal sisma andrà ben oltre i tre mesi di stato d’emergenza previsti: è fondamentale prevedere aiuti materiali e psicologici a lungo termine». A lanciare l’allarme è Lorena D’Ayala Valva, vicedirettrice generale e responsabile per le emergenze di CESVI, attiva in maniera particolare nelle province turche di Kahramanmaraş e Adiyaman, tra quelle maggiormente devastate ma meno raggiunte dagli aiuti internazionali. «Nelle dieci province turche più colpite dal terremoto – aggiunge – vivevano 13,5 milioni di persone: oltre 2,2 milioni sono sfollate altrove, ma per chi resta è urgente la necessità di aiuti e riparo in questo gelido inverno. Ai traumi psicologici della tragedia si aggiunge il rischio di gravi malattie, da quelle respiratorie al colera. Raggiungeremo nei prossimi 6 mesi 25.000 persone su vari fronti, dalla distribuzione di beni salvavita all’assistenza psicologica per adulti e bambini».
Dieci giorni dopo il sisma del 6 febbraio in Turchia, mentre altre 3.170 scosse hanno fatto tremare anche parte della Siria, 105.505 persone ferite sono state estratte dalle macerie e un milione di persone è rimasto senza casa, con 211mila abitazioni in 5.733 edifici in via di demolizione nei 10 governatorati turchi più colpiti (IBC, 2023). Mentre i morti sono ormai più di 46.000 nei due Paesi, destinati ad aumentare perché migliaia di vittime sono ancora sotto le macerie
NOI di CESVI ci siamo attivati immediatamente con le ONG partner della rete europea Alliance2015 che sta concentrando i propri sforzi per fornire: beni salvavita, kit per l’igiene (sapone, fazzoletti, assorbenti e pannolini), costruzione di bagni pubblici e assistenza psicologica.
Nelle prime fasi della risposta in Turchia, saranno almeno 3.000 le tende che ospiteranno circa 15.000 persone, con particolare attenzione a quelle più vulnerabili e a rischio, come donne, persone con disabilità e anziane. Sarà inoltre coordinata la fornitura di materassi, coperte, luci a led, kit per cucinare, equipaggiando anche rifugi e centri informali. Viste le temperature sotto lo zero, il riscaldamento è una delle esigenze più critiche che sinora non trovano risposta, quindi saranno distribuite soluzioni di riscaldamento disponibili tra cui stufe elettriche. Saranno inoltre allestiti e gestiti servizi igienici in almeno 250 punti, garantendo l’accesso a circa 5.000 persone (incluse quelle con disabilità).
Coordinando due organizzazioni locali e formando personale sul posto, dispiegheremo inoltre due unità mobili per l’assistenza psicologica alle persone colpite da traumi e altri problemi psicologici comuni dopo i terremoti (perdita di propri cari, traumi legati all’aver perso casa, essere rimasti sotto le macerie, ecc.). Gli specialisti forniranno servizi d’ascolto e assistenza sia ad adulti sia a bambini, di gruppo e individuali. Per i bambini, inoltre, degli animatori proporranno attività ludiche e ricreative, con cui aiutarli ad affrontare il dramma vissuto.
In Siria, sarà fornita assistenza di emergenza per riparare infrastrutture critiche per l’approvvigionamento di acqua e strutture sanitarie nelle aree di Aleppo e Idleb.
Nel frattempo, le attività saranno affiancate da formazione agli abitanti, per renderli consapevoli dei rischi che correrebbero tornando alle proprie case, dato che il rischio di nuove scosse e di collasso degli edifici resta alto. I residenti dormono infatti nelle loro auto o si rifugiano in tende davanti alle loro vecchie case in tutte le province più colpite.