Foto di Gianfranco Ferraro, testo di Monica Avogadri
Arivukani, la primogenita di una famiglia di agricoltori composta da tre sorelle e un fratello, ha sempre conosciuto il peso della fatica e della responsabilità, convinta sin dall’infanzia che la vita fosse fatta di duro lavoro e che ci fosse poco, pochissimo spazio per i momenti di felicità. I genitori cercavano di sostenere una famiglia numerosa con un salario da braccianti che non era mai abbastanza. Dopo la prematura scomparsa del padre, la madre era rimasta sola a prendersi cura della famiglia, cercando di far quadrare i conti con un reddito precario da operaia a giornata.
Anche Arivukani, allora, ha iniziato a lavorare come operaia e, quel che è peggio, è stata costretta a sposarsi molto giovane, finendo imprigionata in un matrimonio problematico: suo marito spendeva la maggior parte del denaro in alcol, causando litigi quotidiani che costringevano la giovane a rifugiarsi a casa di sua madre. Nel 2023, quando il marito è morto a causa di un attacco di cuore, Arivukani non sapeva se sentirsi sollevata o se piangere per la disperazione, ritrovandosi completamente sola con due figli piccoli.
Nonostante il supporto della madre, trasferitasi a vivere con lei per aiutarla, la situazione di Arivukani non accennava a migliorare, anche perché la ricerca di un lavoro più remunerativo, presso vari supermercati e negozi a Chidambaram, non aveva successo.
Finché, un giorno, un’amica le ha suggerito di rivolgersi alla Casa del Sorriso per vedere se ci fossero posizioni vacanti. Ed è proprio qui che è cominciato il nuovo capitolo nella vita di Arivukani: la fortuna ha voluto che il centro stesse cercando una guardiana, posizione per la quale la ragazza è stata assunta. Ora, mentre lei lavora, i suoi due figli sono accuditi dalla nonna.
Il ruolo di Arivukani alla Casa del Sorriso è quello di offrire cura e protezione a tutte le bambine del centro. Le monitora durante lo studio, il gioco, si occupa della loro salute, del lavaggio dei vestiti e di tutte le altre attività organizzate nella Casa del Sorriso. Per la prima volta, Arivukani ha un lavoro dignitoso in cui è rispettata.
“Prima lavoravo come bracciante e operaia a giornata in condizioni poco dignitose. I datori di lavoro spesso mi facevano attendere a lungo per il salario giornaliero, e tornavo a casa tardissimo. Dovevo cucinare e poi dare da mangiare ai miei figli e a mia madre. I bambini, assonnati, non mangiavano a sufficienza né si godevano il cibo,” racconta Arivukani.
Alla Casa del Sorriso, ogni membro dello staff è rispettato e Arivukani ha molte responsabilità: “A casa mi prendevo cura di due bimbi, ma qui sono responsabile di decine di bambine!” Grazie allo stipendio che riceve, Arivukani riesce a comprare regolarmente cibo per la sua famiglia e ha ritrovato la speranza di poter garantire un futuro ai suoi figli e un presente più sereno a sua madre.
Quella di Arivukani è una storia di riscatto e rinascita. Grazie alla Casa del Sorriso e al sostegno della comunità ha trovato una nuova opportunità di crescita personale e di supporto per la sua famiglia in un momento di grande bisogno. Ora, Arivukani ha riscoperto l’esistenza della felicità e può guardare avanti con fiducia, sapendo di essere parte di una comunità che la valorizza e la sostiene in ogni passo del suo percorso.