Carmelita è una delle ragazze protagoniste del progetto Una RUA, finanziato dal Fondo Italo Peruano. Con l’aiuto degli educatori della Casa del Sorriso di Cesvi, Una RUA aiuta le giovani vittime di abusi sessuali, fisici e psicologici a riprendere in mano la propria vita e a realizzare i propri progetti per il futuro.
Carmelita ha 18 anni e ama lo sport e i giochi all’aperto, ma dice di averlo scoperto qui, al Centro di Assistenza Residenziale di Lima, la sua casa da ormai cinque anni. “Prima gli unici giochi che facevo erano quelli al computer. Mia madre doveva lavorare e non poteva seguirmi, e quindi passavo tutte le mie giornate nelle sale-giochi; non c’era nessuno che si preoccupasse di cosa facessi, di dove passassi le mie giornate. Nessuno che si chiedesse se andassi a scuola oppure no”.
Quel “prima” serve a delimitare il confine tra la sua vita attuale e quella in famiglia, a casa con la madre, il patrigno e le sorelle. Al Centro Carmelita è arrivata dopo una diagnosi di ludopatia, che manifestava in comportamenti aggressivi e oppositivi. Una storia dolorosa che ha una sola vittima, e porta il suo nome.
Del patrigno la ragazza non parla mai, e gli educatori della Casa del Sorriso sospettano che questo silenzio possa celare una storia di abusi. La famiglia, al contrario, è sempre al centro dei suoi discorsi: “Grazie agli educatori di Cesvi ho capito che se voglio davvero aiutare la mia famiglia, devo trovare un buon lavoro. Vorrei diventare un ingegnere gestionale, ma per farlo devo studiare tanto”.
Carmelita è un po’ preoccupata per il futuro, perché ora che ha raggiunto la maggiore età dovrà abbandonare il Centro. Per questo mette tutto il suo impegno nello studio, soprattutto delle materie scientifiche, per cui sembra molto portata.
La ragazza ha partecipato con entusiasmo agli incontri con Maria Noel Galimberti, l’architetto responsabile della ristrutturazione di alcuni spazi del Centro Residenziale. La ristrutturazione è una delle attività finanziate da Una RUA per offrire alle ospiti un ambiente più ospitale, a misura di adolescente. Perché lo sia effettivamente, le ragazze sono state coinvolte direttamente nella stesura del progetto.
“Mi è piaciuto dare il mio contributo per migliorare gli spazi del Centro. È stato bello perché hanno chiesto il nostro parere e ascoltato le nostre preferenze, dando priorità a quello che per noi era più importante. A me piace fare sport, muovermi, ma non abbiamo uno spazio adatto. Allora ho creato un modellino per ammodernare la palestra e il patio esterno”.
Lasciare il Centro non sarà facile per Carmelita, ma gli educatori l’hanno preparata a questo momento. Adesso è una giovane donna con un progetto per il futuro e un sostegno alle spalle per poterlo realizzare.