In Italia quasi 100.000 bambini e adolescenti subiscono maltrattamenti, che avvengono soprattutto all’interno delle mura domestiche. Per contrastare questo fenomeno e le sue gravi conseguenze sullo sviluppo psicologico, emotivo e fisico dei bambini, Cesvi, da sempre in prima linea per i diritti dei bambini, interviene in quattro città italiane (Bergamo, Napoli, Rieti e Bari) applicando una metodologia sviluppata insieme ai ricercatori dell’Università Cattolica di Milano che ha l’obiettivo di rafforzare la resilienza e l’autostima dei bambini e migliorare le capacità educative dei genitori.
Nei quartieri di San Paolo e Japigia, alla periferia di Bari, Cesvi interviene in collaborazione con la Fondazione Giovanni Paolo II attraverso attività laboratoriali per aiutare i bambini a riconoscere le proprie capacità e i propri punti di forza, nonché le possibilità di supporto insite nella rete sociale che li circonda.
“Salvate quella bambina” – sussurra una sconosciuta all’orecchio di un’educatrice del Centro Servizi per la Famiglia gestito dall’associazione partner di Cesvi, la Fondazione Giovanni Paolo II, nel quartiere Japigia di Bari. Questa donna sta accompagnando la madre di una bambina che frequenta il Centro da meno di un anno. E, a dire la verità, anche questa madre è una sconosciuta per le persone che ogni giorno accolgono la bambina nel Centro.
Sua figlia ha 9 anni e frequenta la quarta elementare. Il padre aveva cominciato ad accompagnarla al centro perché aveva qualche difficoltà nello studio e voleva che fosse aiutata nei compiti. Gli educatori, però, si sono ben presto resi conto che la piccola non aveva bisogno di aiuto nei compiti ma di regolarità nel frequentare le lezioni: la madre si svegliava a fatica la mattina per accompagnarla a scuola. Diceva che un padre ce l’aveva, e che doveva essere lui a farlo. Tanto più che lui ha un camioncino con cui consegna i pacchi e gli sarebbe stato facile darle uno strappo. E così hanno fatto: ad oggi, tra una consegna e l’altra, il padre passa a prendere la figlia e la porta da casa a scuola e viceversa. Stanno insieme giusto il tempo di un passaggio.
Sua madre e suo padre hanno avuto una breve relazione mentre il marito della donna era in carcere. La donna ha scelto di restare con il marito, dal quale aveva precedentemente avuto tre figli ormai grandi. “Mia figlia le ha viste tutte le prigioni della Puglia” – dice la donna con una certa aria di sfida quando racconta che la piccola l’accompagnava sempre a far visita al marito.
Dal padre non ci può stare perché “non c’è spazio”. Dalla madre sta solo il fine settimana, ma in quella casa ci va solo a dormire perché di giorno la donna non la vuole tra i piedi. Quando sta da lei, passa le giornate a giocare per strada, “al suo posto, con i delinquenti”, come le ha detto un amico di famiglia. Durante la settimana, a occuparsi della bambina sono gli zii.
“Sono una bimba senza nome” – si è presentata alle psicologhe che conducono un ciclo di laboratori sulla resilienza promossi da Cesvi e volti ad aiutare i bambini, e gli educatori che lavorano con loro, a identificare le risorse interne ed esterne su cui far leva per risolvere le problematiche di ogni giorno. “Nonostante sia stata trascurata fortemente dai genitori, e in particolare dalla madre, è una bambina molto educata e rispettosa” – racconta Alessia, educatrice che ha partecipato al corso di formazione sulla resilienza. “Rispetto ad altri bambini trascurati che si oppongono alle figure adulte, è capace di esprimere la sua sofferenza e tendere la mano per cercare aiuto. Su questo faremo leva per identificare di volta in volta le situazioni di problematicità che sta vivendo e per trovare insieme a lei il modo di affrontarle. Saremo al suo fianco per ricordarle sempre che su di noi può contare”.
È pomeriggio, l’ora dei compiti. China sui quaderni, la bambina sorride. Al suo fianco c’è Alessia. Non le dice cosa fare, non ce n’è bisogno. Le sta seduta vicino, e con la sua presenza le fa sentire che non è sola.
Martedì 14 maggio Cesvi ha presentato a Roma presso la Camera dei Deputati (Palazzo Theodoli Bianchelli – Sala delle Conferenze), l’Indice regionale sul maltrattamento all’infanzia. L’ “Indice Regionale sul maltrattamento all’infanzia – L’ombra della povertà -”. L’Indice, alla sua seconda edizione, scatta una fotografia dell’Italia su base regionale, misurando il rischio di maltrattamento all’infanzia e i servizi e le politiche implementate per prevenire e curare il fenomeno.
Aiuta un bambino vittima di maltrattamento: DONA ORA
Foto di copertina: Roger Lo Guarro