Progetto arance: storie di chi ha sconfitto la fame

Shashe, Zimbabwe. Foto di Giovanni Diffidenti.

Da quando a Shashe – in Zimbabwe – è stato inaugurato il progetto “Arance contro la povertà”, emigrare in cerca di sicurezza economica e alimentare non è più l’unica soluzione. A partire dal 2011 il progetto ha trasformato 90 ettari di terreno semidesertico in un rigoglioso aranceto, che oggi dà lavoro a più di 200 contadini. Lo schema irriguo, rinnovato per meglio rispondere alle esigenze del territorio, è gestito da un comitato composto dagli stessi membri della comunità. La scommessa fatta 7 anni fa ha superato ogni aspettativa: a testimoniarlo sono le parole di Ellen, Shadreck e Hlengiwe, che lavorano nell’aranceto.

Ellen

Ellen ha 25 anni e due bambini di 4 anni e 3 mesi, che sta crescendo da sola. Si è unita alla gestione dello schema irriguo fin dalle origini, quando era appena maggiorenne. Era la fase dei preparativi, e i contadini lavoravano per l’allestimento di un blocco di terreno dimostrativo su cui testare l’efficacia delle coltivazioni. Da allora Ellen ne ha fatti di passi avanti: dall’ultimo raccolto ha ricavato più di 7 tonnellate di arance, che verranno vendute a un’industria produttrice di succhi concentrati e in parte al mercato locale.

“Ho realizzato che per me il progetto ‘Arance contro la povertà’ è un progetto per la vita: quando morirò, saranno i miei figli a lavorare e a guadagnarsi da vivere grazie all’aranceto. Per questo è molto importante gestire al meglio ciò che abbiamo tra le mani. L’aranceto è il futuro della nostra comunità”.

Shadreck

Shadreck è a capo del comitato che gestisce lo schema irriguo di Shashe. È fiero del buon funzionamento della struttura, che permette un risparmio del 50% di acqua ed energia rispetto alle tecnologie obsolete usate in precedenza. Anche lui è un “pioniere” del progetto: ha lavorato alla preparazione del blocco dimostrativo nel 2011, ha preso parte alla piantumazione del terreno principale nel 2013, e ha assistito al primo attesissimo raccolto del 2016. Non c’è da stupirsi che abbia tanto a cuore l’aranceto.

“All’inizio il progetto non mi aveva convinto, perché non credevo che noi contadini avremmo avuto una qualche voce in capitolo nella gestione. Poi mi sono ricreduto, ed eccomi a capo del comitato! Credo che la chiave del suo successo risieda in questo: aver dato ascolto alle esigenze della comunità”. Con ciò che ricava dalla vendita delle arance Shadreck riesce ora a nutrire la propria famiglia e a mandare i quattro figli a scuola.

Hlengiwe

Hlengiwe è una donna di 36 anni, madre di quattro bambini. Nell’ambito del progetto ha ricevuto una formazione sul trattamento delle piante affette da parassiti. Grazie a quanto ha imparato, ora è in grado di riconoscere una pianta malata e di prendersene adeguatamente cura. Questo la rende molto orgogliosa, perché non deve più fare affidamento solo sugli altri, ma può contare soprattutto su sé stessa.

Hlengiwe può inoltre vantare un primato molto speciale: il suo ultimo raccolto è stato il più ricco del villaggio; le sue piante hanno prodotto quasi 8 tonnellate di arance, e anche la raccolta di fagioli da sementi – cresciuti come colture “intercalari” – è andata molto bene. Come premio ha ricevuto una carriola che utilizzerà per trasportare la frutta. “L’annata è andata bene perché tutti i contadini hanno lavorato sodo. Abbiamo una grande responsabilità nei confronti dei nostri figli, e non ci tireremo indietro.”

 

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