Edha ha 17 anni ed è figlia di contadini.
La sua famiglia vive nell‘India del Sud e precisamente nel villaggio di Adanal, nell’area di Kalapur, distretto di Raichur, nel Karnataka.
All’età di 10 anni, i genitori hanno costretto Edha a ritirarsi dalla scuola per prepararla al matrimonio con un cugino.
Lo staff dell’organizzazione RLHP, partner locale del Cesvi, li ha incontrati nei mesi scorsi. I genitori hanno raccontato che la ragazza non voleva studiare: “Questo è il motivo per cui abbiamo deciso di interrompere i suoi studi”, hanno spiegato.
Ma la versione di Edha è molto diversa. “Mi piaceva andare a scuola, ero la prima della classe” – ha detto con le lacrime agli occhi – “il mio sogno è sempre stato quello di frequentare l’università e di laurearmi”.
Dopo numerosi incontri di chiarimento, gli operatori umanitari di RLHP e di Cesvi sono riusciti a spingere i genitori di Edha ad ammettere la verità.
Poi li hanno convinti che l’educazione è importante e che, facendo sposare la figlia prima dei 18 anni, sarebbero incorsi in gravi problemi, in quanto il matrimonio prima della maggiore età è punibile dalla legge indiana.
Una volta persuasi i genitori, lo staff di RLHP ha aiutato la ragazza a iscriversi ai corsi pre-universitari.
Oggi Edha si sente una ragazza molto fortunata e sta continuando i suoi studi con successo.
Purtroppo non tutte le storie come quella di Edha hanno un lieto fine.
In India, i matrimoni precoci rappresentano una realtà molto diffusa e socialmente accettata.
E non si tratta di un problema soltanto indiano. In tutto il mondo, oltre 700 milioni di donne sono costrette a sposarsi da bambine prima dei 18 anni. Di queste, 250 milioni sono costrette a farlo addirittura prima dei 15 anni.
Una violenza che si somma a molte altre violenze a cui le donne sono sottoposte in ogni angolo del pianeta, come ci ricorda la Giornata Mondiale per l’eliminazione della violenza contro le donne.
Una giornata importante che ricorre ogni anno il 25 novembre, istituita dalle Nazioni Unite nel 1999 ufficializzando una data che era stata scelta, già 18 anni prima, da un gruppo di attiviste di Bogotà nell’ambito dell’Incontro Femminista Latinoamericano e dei Caraibi.
Noi di Cesvi vogliamo ricordare in questa occasione alcuni dati allarmanti.
Si stima che il 35% delle donne nel mondo abbia subìto violenze fisiche e/o sessuali una volta nella vita da parte del proprio partner o da un soggetto esterno alla famiglia. Diversi studi attestano che, in alcuni Paesi, la percentuale di donne che hanno subìto violenze dal proprio partner sale fino al 70%.
Le donne abusate hanno il doppio delle probabilità di andare incontro ad aborti, di sviluppare forme depressive e di contrarre l’HIV.
Inoltre almeno 200 milioni di donne e ragazze, in 30 diversi Paesi, sono state sottoposte alla mutilazione genitale femminile contro la loro volontà.
Per tutte queste donne, ragazze e bambine ci battiamo ogni giorno con i nostri progetti sul campo, affinché il 25 novembre non rimanga soltanto una data sul calendario. Siamo attivi contro la violenza di genere in particolare in India, Sudafrica e Tajikistan.
Con il nostro impegno vogliamo diffondere informazione e conoscenza per sradicare una cultura fatta di pregiudizi, violenza e prevaricazione.
Foto di copertina: Franco Franchini