Mente Gaza è al limite della sopravvivenza, nelle ultime settimane la situazione umanitaria è precipitata anche in Libano, a causa dell’intensificarsi degli attacchi al Paese. Secondo il Ministero della Salute sono state uccise oltre 2 mila persone (127 bambini e 261 donne) – di cui oltre la metà nelle ultime due settimane – e i feriti hanno superato i 9,5 mila (Al Jazeera), di questi circa 700 sono bambini solo nelle ultime 6 settimane (OCHA).
L’OIM ha registrato oltre 608mila sfollati interni, mentre le persone che hanno lasciato il Paese – sia libanesi sia rifugiati siriani – sono già 326 mila, di cui almeno 270 mila fuggiti in Siria (OIM). I numeri sono sicuramente più alti, le autorità libanesi infatti parlano di almeno 1,2 milioni di persone sfollate.
L’escalation del conflitto in Libano avrà conseguenze gravi e durature sull’economia e sulla popolazione del Paese, soprattutto in termini di sussistenza per le comunità locali, perché tutto questo sta avvenendo in un contesto già molto difficile: tra il 2012 e il 2022, il tasso di povertà è triplicato, passando dal 12% al 44%, e oggi metà della popolazione libanese vive in condizioni di povertà. Già prima del conflitto, la difficoltà di accesso ai mezzi di sussistenza era la principale causa dei bisogni umanitari nel Paese.
In questo contesto i mezzi di sussistenza delle popolazioni sfollate e di quelle ospitanti sono stati profondamente scossi. Il conflitto ha distrutto o danneggiato terreni agricoli, ha colpito duramente il settore turistico e sta avendo un impatto devastante sulle popolazioni più vulnerabili. Per le persone sfollate, la perdita dell’accesso al lavoro, alle attività economiche e ai terreni agricoli rappresenta una delle conseguenze più gravi dello spostamento forzato.
Noi di CESVI siamo presenti in Libano dal 2001 in particolare con interventi a sostegno dei minori, per migliorare l’accesso e la partecipazione dei bambini e delle loro famiglie ai servizi educativi, con un’attenzione particolare anche al benessere fisico e psicologico dei minori nelle aree di Bourj Hammoud e Baalbek, con il coinvolgimento di quasi 4mila tra minori e famiglie.
Tra le scuole in cui interveniamo con i nostri progetti, tutte quelle situate a Baalbek sono attualmente chiuse e inaccessibili a causa del conflitto in corso e dei bombardamenti aerei che hanno colpito l’area. Le scuole nel quartiere di Bourj Hammoud a Beirut, invece, sono state trasformate in rifugi per gli sfollati.
Visto l’aggravarsi dell’emergenza e l’impatto catastrofico sulla popolazione civile, ci siamo attivati immediatamente per portare i primi interventi di risposta all’emergenza.
Nei giorni scorsi abbiamo effettuato – grazie al supporto della Cooperazione Italiana (AICS) – una prima distribuzione di 150 kit igienico-sanitari e beni di prima necessità proprio nelle scuole convertite in rifugi collettivi per sfollati del sobborgo di Bourj Hammoud ad est di Beirut. Gli aiuti (kit contenenti saponi e shampoo dentifrici e spazzolini, asciugamani, assorbenti, detersivo per panni, filo per stendere, salviette umidificate, buste dell’immondizia e all’occorrenza pannolini per bambini e anziani) sono stati distribuiti a 150 famiglie (circa 600 persone) ospitate all’interno delle scuole.
Un altro intervento in partenza è quello del sostegno economico diretto per almeno 70 famiglie sfollate (circa 300 persone) a Baalbek che non sono ospitate negli shelter e non hanno accesso alle distribuzioni di aiuti umanitari. Un aiuto di tipo economico permetterà loro di far fronte alle necessità più impellenti.
In aggiunta a questi interventi stiamo organizzando l’attivazione di un servizio di Primo Soccorso Psicologico (PFA – Psychological First Aid) dedicato ai minori presenti nei rifugi. Offrire questo servizio significa fornire un supporto emotivo e pratico immediato per aiutare i bambini a far fronte al trauma che stanno vivendo. I nostri operatori (con un team composto da animatori, psicoterapeuti e assistenti sociali, tutti appositamente formati per fornire i propri servizi in un contesto di emergenza) creeranno un ambiente sicuro e di sostegno in cui i bambini possano sentirsi ascoltati e compresi. Il Primo Soccorso Psicologico non si limita a fornire una risposta emotiva immediata, ma prevede strategie di gestione del trauma che possano aiutare i bambini a costruire resilienza e a sviluppare un senso di sicurezza. Inoltre, i minori e le loro famiglie potranno essere indirizzati verso ulteriori servizi di supporto psicosociale a seconda della necessità.
La situazione in Libano sta peggiorando molto velocemente e la popolazione che sta fuggendo in cerca di riparo e sicurezza ha bisogno di tutto il nostro supporto. Aiutaci a dare loro una possibilità di salvezza. Sostieni i nostri interventi di emergenza in Libano.
Foto di Francesca Volpi