Gaza: il nostro carico di cibo terapeutico contro la disperazione della fame

Noi di CESVI siamo finalmente entrati a Gaza da Rafah con un carico da 18 tonnellate di cibo terapeutico per salvare la vita a migliaia di bambini, l’80% del totale di 4.000 bambini stimati in stato di malnutrizione estrema. È stata una corsa contro il tempo, ma ora ci stiamo preparando per la distribuzione.

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Dopo 5 lunghissimi mesi di guerra l’intera Striscia di Gaza è in ginocchio. Morte, devastazione, fame, miseria, è quello che sta vivendo Gaza, dove milioni di persone sono sull’orlo della disperazione. I numeri della guerra sono terrificanti: più di 30.000 morti, 1.7 milioni di persone (oltre il 75% della popolazione) sfollate, di cui un milione risiede in rifugi di emergenza o informali.

Ad aggravare ulteriormente la situazione è lo stato di insicurezza alimentare in cui versa la totalità della popolazione che non ha più nulla di che sfamarsi. Alla mancanza di cibo si somma la scarsità di acqua pulita, servizi igienico-sanitari e assistenza sanitaria. I bambini iniziano a morire per malnutrizione e disidratazione. 335mila bambini con meno di 5 anni sono in grave pericolo a causa della malnutrizione. Secondo la FAO l’intera catena di approvvigionamento alimentare a Gaza è stata gravemente interrotta, terre coltivate e serre sono distrutte, l’acqua sotterranea non è adatta al consumo e gli allevamenti compromessi. Le condizioni di vita si stanno deteriorando in maniera vertiginosa.

I problemi che affrontiamo sono molteplici: oltre alla costante minaccia di violenza, dobbiamo far fronte anche all’inflazione. Il costo degli alimenti è alle stelle: lo zucchero è a 80 shekel. Per fare una semplice tazza di tè al mattino, devo fare i conti con il costo del gas per cucinare, del tè stesso, dello zucchero e dell’acqua” racconta un uomo a Gaza. “E dove troviamo questi ingredienti? Come facciamo a permetterci verdure fresche, quando sono così costose? Siamo stanchi di mangiare cibo in scatola, ma non possiamo permetterci altro. Lottiamo ogni giorno per mettere del cibo sulla tavola, per garantire ai nostri figli anche solo il pane quotidiano. Non possiamo permetterci neanche un biscotto per i nostri bambini. Siamo disperati, ma dobbiamo lottare, per noi e per le future generazioni” conclude.

“La mia principale preoccupazione sono i miei bambini. Ho bisogno di pannolini giornalieri per loro, latte per il più piccolo. Il costo di un cartone di latte è di 27 shekel, una spesa che pesa notevolmente sulle nostre finanze già precarie. Anche i pannolini sono un lusso che non possiamo permetterci” racconta una donna. “Il costo della vita è diventato altissimo. Prima della guerra, potevamo permetterci sei chili di pomodori con pochi shekel, oggi nemmeno due pomodori per la colazione sono alla nostra portata. Anche il pane, una necessità di base, è diventato un lusso. Le panetterie vendono un pezzo per cinque shekel. Abbiamo bisogno di sostegno per poter garantire un futuro migliore ai nostri bambini e per poter vivere con dignità conclude.

L’accesso degli aiuti umanitari è estremamente complesso. Nel mese di febbraio sono entrati a Gaza circa 97 camion di aiuti al giorno, contro i 150 di gennaio. Oltre alle difficoltà di ingresso ci sono gli enormi problemi di sicurezza nella distribuzione degli aiuti, come dimostra quanto accaduto giovedì 29 febbraio, quando sono stati colpiti e uccisi oltre 100 civili e feriti più di 700 mentre si accalcavano disperati intorno ai camion umanitari.

I nostri aiuti per fortuna non sono stati colpiti e sono pronti per essere distribuiti. Nonostante tutte le difficoltà a breve potremo consegnare alle famiglie il cibo per i propri bambini sofferenti.

Aiutaci a continuare i nostri interventi per salvare la popolazione di Gaza dalla fame e dalla disperazione. Sostieni il nostro fondo emergenze e ci aiuterai a dare una speranza.