Nonostante gli accordi siglati nelle scorse settimane, la situazione a Gaza rimane estremamente drammatica. La vita della popolazione è ancora appena a un filo, a causa di un ingresso contingentato degli aiuti umanitari. Perché se è vero che dalla data degli accordi sono stati ammessi carichi di aiuti forniti dalle Nazioni Unite non è così per quelli gestiti dalle ONG, ancora in attesa ai valichi.
Per questo motivo 41 organizzazioni, facenti parte di AIDA – Associazione delle ONG Internazionali per lo sviluppo, che operano sul campo a Gaza hanno firmato una dichiarazione congiunta per chiedere al governo israeliano di tenere fede agli impegni sottoscritti con l’accordo di cessate il fuoco, nel rispetto del diritto internazionale e del libero afflusso degli aiuti umanitari.
La dichiarazione riporta che: “Tra il 10 e il 21 ottobre 2025, a 17 ONG internazionali è stato negato l’ingresso a Gaza di spedizioni urgenti di aiuti, tra cui acqua, cibo, tende e forniture mediche. Il 94% di tutti i rifiuti da parte delle autorità israeliane ha riguardato le ONG internazionali”.
Le organizzazioni che hanno fatto richiesta di accedere con i propri carichi di aiuti sono organizzazioni registrate secondo procedura, attori conosciuti e riconosciuti, che operano a Gaza da molto tempo, come riporta lo statement: “Tre quarti di questi rifiuti sono stati motivati dal fatto che le organizzazioni “non sono autorizzate” a fornire aiuti umanitari a Gaza. Ciò include agenzie che continuano ad avere una registrazione INGO di lunga data presso le autorità palestinesi e israeliane e sono legalmente autorizzate ad operare da queste ultime mentre sono in corso nuove procedure di registrazione. Queste organizzazioni umanitarie non sono attori nuovi o non collaudati. Sono agenzie affidabili, che operano a Gaza da decenni”.
Ad ostacolare ulteriormente il lavoro umanitario vi è inoltre una nuova procedura restrittiva di registrazione cui sono sottoposte le organizzazioni umanitarie.
Gli aiuti e il personale umanitario sono pronti, ma impossibilitati ad accedere nella Striscia: “Tra il 10 e il 21 ottobre, 99 richieste di ONG internazionali di fornire aiuti a Gaza sono state respinte, mentre sei richieste presentate dalle agenzie delle Nazioni Unite sono state negate. Gli aiuti negati dalle autorità israeliane includono tende e teloni, coperte, materassi, generi alimentari e nutrizionali, kit igienici, materiali sanitari, dispositivi di assistenza e abbigliamento per bambini, tutti beni che dovrebbero essere accessibili senza restrizioni durante il cessate il fuoco”.
L’annuncio del cessate il fuoco ha acceso le speranze di tutti per porre fine alle sofferenze della popolazione palestinese, ma se gli accordi non vengono rispettati la situazione rischia di precipitare velocemente e di portare solo ulteriore dolore e morte a causa delle condizioni critiche della stragrande della popolazione di Gaza, dove va ricordato è in corso una carestia, che ha ucciso già centinaia di persone.
“Dopo oltre due anni di bombardamenti incessanti e continui – con decine di morti solo nella scorsa settimana – e le conseguenti privazioni, sfollamenti forzati e fame, bloccare le competenze e le forniture umanitarie mina lo sforzo collettivo per salvare vite umane” dichiarano le ONG.
L’inverno è alle porte e i palestinesi vivono ancora in condizioni di enorme fragilità e rischio in rifugi di fortuna, senza isolamento, riscaldamento, acqua pulita o servizi igienici. Il mancato ingresso degli aiuti mette ancora una volta a rischio la vita di centinaia di migliaia di civili e impedisce alle organizzazioni umanitarie di poter svolgere il proprio lavoro.
“Le restrizioni stanno privando i palestinesi di aiuti salvavita e compromettendo il coordinamento del sistema di risposta a Gaza, che si basa sulla collaborazione tra organizzazioni locali, istituzioni nazionali, agenzie delle Nazioni Unite e ONG internazionali”.
Leggi lo statement completo e i firmatari qui.