Secondo i dati oggi disponibili, 1 milione di bambini in Italia potrebbero essere vittime di maltrattamenti e trascuratezza. Per questo Cesvi ha avviato da diversi anni un progetto contro il maltrattamento infantile, che è possibile sostenere tramite una donazione regolare.
Nell’Italia di oggi è fondamentale fornire protezione e supporto ai bambini e anche ai loro genitori fragili, sempre più in difficoltà a causa della pandemia e delle sue gravi conseguenze economiche e sociali. I maltrattamenti avvengono spesso tra le mura domestiche, estremo esito di situazioni di povertà economica e culturale, di stress e di carichi emotivi non più sopportabili da parte di adulti già deboli. Le situazioni naturalmente sono varie: si va dai casi in cui l’affidamento del bambino ai centri diurni supportati da Cesvi è determinato da una pronuncia del Tribunale dei Minori ai casi in cui è la famiglia, in modo spontaneo, a chiedere aiuto per superare fatiche che sembrano insormontabili.
La storia di Federico è esemplificativa di quanto sia importante il lavoro di Cesvi e della differenza che potrebbe fare una donazione regolare.
Federico ha 16 anni e vive a Napoli, nel quartiere periferico San Pietro a Patierno, con il suo papà poliziotto, che da tempo è separato dalla mamma e si occupa in via quasi esclusiva del ragazzo, portatore di disabilità. Possiamo immaginare quali siano i problemi di un papà come Sergio, un papà carico di responsabilità e di preoccupazioni. I due si vogliono bene, ma a volte litigano e Federico passa molto tempo da solo davanti alla TV o alla Playstation, quando il padre va al lavoro (una delle numerose forme di trascuratezza che possono verificarsi in una famiglia è proprio quella di lasciare i figli da soli per molto tempo).
Grazie alla donazione regolare di chi sostiene il progetto di Cesvi contro il maltrattamento infantile, oggi Federico e Sergio non sono più soli nell’affrontare le numerose difficoltà quotidiane: sono previsti accompagnamenti per il minore disabile; vengono svolti regolarmente colloqui con i referenti del progetto; è stato assegnato a Federico un tutor domiciliare che lo accompagni e lo affianchi, anche nel vivere il trauma della pandemia e l’esperienza della didattica a distanza. Federico partecipa ad attività ludico-ricreative che lo aiuteranno a crescere e che prima non aveva la possibilità di frequentare, invece di stare da solo davanti ad uno schermo. Sergio non si sente deresponsabilizzato, ma semplicemente più sereno; i colloqui con gli operatori gli stanno spalancando una nuova visione sulla sua relazione con il figlio, che farà bene ad entrambi.
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