testo e foto di Chiara Magni
“Metti la bellezza sulla tua strada”, così mi dice Eloise, donna del villaggio Takuwani che ho incontrato a Funduzi, in Sudafrica, percorrendo l’African Ivory Route con lo staff di Cesvi. E di bellezza ce ne è davvero tanta in questo splendido pezzo di Africa che è il Limpopo, terra selvaggia che confina con il Botswana, lo Zimbabwe e il Parco Nazionale Kruger.
Eloise è una donna Venda, gruppo etnico che racchiude i poco conosciuti VhaLemba o Black Jews (ebrei neri), che ci accoglie al tramonto nel villaggio Makwrany, ballando per noi la “danza del Pitone” con cui tutte le donne Takuwani celebrano l’energia primordiale e la fertilità. Questa è una delle più suggestive tappe del percorso turistico a cui Cesvi sta lavorando attraverso un progetto finanziato dall’Unione Europea, che ha l’obiettivo di promuovere la sostenibilità ambientale e l’ecoturismo mettendo al centro del processo di sviluppo le stesse comunità. Grazie a questo programma, donne come Eloise diventano consapevoli del ricco patrimonio dell’ambiente che le circonda, non più visto solo come una terra da coltivare o dove allevare bestiame, ma come un’eredità culturale e spirituale da preservare, raccontare e condividere.
E anche negli occhi delle donne di Baleni, altra emozionante tappa dell’African Ivory Route, vedi orgoglio e fierezza mentre raccontano la tradizione millenaria dell’estrazione del sale nero, che effettuano seguendo un rituale affascinante, identico a se stesso da oltre duemila anni. Siamo nell’area del Greater Giyani, dove sorge Baleni, una fonte di acqua termale gestita dalle donne indigene tsonga e considerata sacra dall’intera comunità.
“Ciò che desidero davvero è che questa nostra storia sia raccontata in tutto il mondo”, mi confida Maria, che vive con altre donne attorno alla fonte sacra dove l’odore di zolfo, il vapore che sgorga dalla sorgente e la savana all’orizzonte (Baleni è ai confini con il Kruger Park) ti fanno sentire in un luogo fuori dal tempo, dove si muovono energie ancestrali e forze magiche. Grazie al progetto le donne di Baleni hanno compreso che una maggiore conoscenza dell’importanza della biodiversità e degli equilibri dell’ecosistema le aiuterà a commercializzare meglio il sale e preservare a lungo la fonte. È un risultato importante, che lo staff di Cesvi ha raggiunto dopo aver mappato le risorse naturali e le pratiche di uso della terra e aver aiutato le comunità a prenderne coscienza.
Le donne e gli uomini che vivono nell’area del Limpopo coinvolta nel programma sono ora pronti per la nuova sfida: fare del proprio ambiente una risorsa generatrice di reddito, attraverso la promozione turistica. L’African Ivory Route con i suoi paesaggi mistici e ricchi di tradizioni preistoriche offre infatti un itinerario di viaggio affascinante anche per i turisti internazionali che desiderano immergersi in un Sudafrica inusuale.
Nell’itinerario proposto dal Tour Operator Zatrax – con cui Cesvi collabora per la promozione turistica – non mancano le attività culturali e artistiche a stretto contatto con le comunità, come disegnare e colorare un tessuto con le donne della cooperativa “Twananani Textiles” oppure suonare uno strumento musicale inconsueto con i ragazzi del “Tinyiko Art Centre”, che hanno trovato nella musica un’alternativa alla vita di strada.
Secondo la tradizione l’African Ivory Route è il posto “dove gli elefanti hanno diritto di passaggio”: può capitare di incontrare questo meraviglioso animale o altri animali selvatici durante il safari a piedi previsto in una delle tappe più avventurose dell’itinerario, presso Mtomeni camp, anch’esso appena ristrutturato grazie al progetto. “I turisti che soggiornano qui non dimenticano questo posto”, mi dice Edwin, ranger professionista che lavora a Mtomeni camp, mostrandomi con orgoglio i commenti entusiasti sul libro degli ospiti. Non posso che essere d’accordo con loro, penso, mentre a pochi metri dalla mia tenda avvistiamo un branco di licaoni.
E certamente non c’è emozione paragonabile a quella di incontrare uno dei Big 5 (leone, leopardo, bufalo, rinoceronte ed elefante) e osservarlo muoversi nel suo ambiente, dove tu sei solo, giustamente, un “piccolo” ospite. Ecco perché per il turista internazionale è stata pensata un’estensione dell’itinerario anche al Kruger National Park, dove concludere il viaggio con un safari avventuroso.
Dopo aver percorso la “mia” African Ivory Route, penso che Eloise sarebbe orgogliosa: ho messo tanta bellezza sulla mia strada.
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