Non è facile vivere in Iraq, un paese che da anni fronteggia una complessa crisi causata dai continui conflitti tra lo Stato Islamico e le forze governative; non lo è per quelle 8,7 milioni di persone che ad oggi hanno bisogno di assistenza umanitaria e non lo è nemmeno per tutti quei bambini che non possono andare a scuola a causa dei bombardamenti, della violenza e dell’instabilità sociale.
Lo sa bene Ranya, 12 anni, che in seguito alla morte del padre è stata costretta ad abbandonare la sua città, Mosul, per cercare un posto sicuro dove vivere e andare a scuola. Ma studiare in un contesto di emergenza come quello iracheno è quasi impossibile: la maggior parte degli edifici scolastici è stata distrutta dalle forze jihadiste, le famiglie versano in condizioni economiche che non permettono loro di mandare i propri figli a scuola e gli insegnanti rimasti spesso non sono qualificati per insegnare in contesti di emergenza dove la priorità è quella di far superare ai bambini i traumi vissuti.
A peggiorare la situazione lo stravolgimento del sistema educativo da parte delle forze jihadiste, che hanno costretto i bambini a seguire curriculum finalizzati all’apprendimento della violenza e dell’estremismo islamico.
È in questo scenario drammatico che Ranya inizia a frequentare la scuola dove Cesvi, in collaborazione con People in Need, interviene con un progetto finanziato dall’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo per contrastare l’abbandono scolastico e migliorare il sistema educativo delle scuole irachene.
Grazie al supporto degli educatori e in particolare di Mohammed, il suo preferito, Ranya ha ripreso ad andare a scuola per studiare e partecipare ad attività ricreative volte al superamento del trauma. “Ogni mattina mi alzo felice all’idea di andare a scuola e imparare qualcosa di nuovo. Mi piace studiare e non vedo l’ora di completare i miei studi per diventare un dottore e aiutare coloro che vivono in situazioni di emergenza come me”, afferma sorridendo timidamente la bambina.